Dal 1996 in base alla legge nazionale 422 il finanziamento del trasporto locale, in quanto servizio di pubblica utilità e strategico per la lotta all’inquinamento, viene delegato alle singole Regioni.
Osservando i dati forniti da ASSTRA (l’associazione nazionale delle società ed enti del trasporto pubblico locale di proprietà degli enti locali, delle regioni e di imprese private) relativi all’andamento dei fondi costituiti a partire dal 1996 abbiamo la prima sconcertante sorpresa. In 10 anni la Regione Veneto ha diminuito, anziché aumentare, il baget di investimento a favore del trasporto pubblico, urbano, extraurbano e ferroviario regionale. Se confrontiamo i dati con le sole regioni del nord Italia -escludendo quelle a statuto speciale- (vedi grafico) il Veneto risulta l’unico con segno negativo. Dal 1996 al 2005 il contributo veneto ai propri servizi di trasporto pubblico è diminuito del 2,6%, mentre tutte le altre 4 regioni del nord si sono impegnate ad aumentarlo, dallo sforzo maggiore compiuto dal Piemonte (+ 17,5%) a quello più modesto della Lombardia, comunque in area positiva (+ 1,3%). La media dell’aumento dei contributi messi a disposizione del TPL in Nord Italia (Piemonte, Liguria, Lombardia ed Emilia Romagna) è pari al 7,5% (rispetto al -2,6% del Veneto), comunque non sufficiente a coprire l’andamento inflazionistico calcolato per il periodo in un + 20%. E’ sconcertante che il Veneto, che vanta un Reddito Procapite di 26.108 euro, in linea con la media delle regioni del Nord Italia (27.303 euro, fonte EuroStat 2002) si discosti in modo così consistente.
Ad aggravare la responsabilità politica di queste scelte compiute in 10 anni dalle varie Giunte Galan c’è la situazione ambientale e l’emergenza sanitaria da PM10, con città come Verona, Vicenza e Padova che risultano ormai da anni sempre fra le 5 città più inquinate d’Italia. Anche calcolando il contributo regionale in rapporto al numero di abitanti per ciascuna regione il Veneto continua ad essere il fanalino di coda del nord Italia: si va dai 78,5 euro ad ab. per la Liguria, ai 61,69 euro/ab. in Piemonte; 56,02 euro/ab. in Lombardia; 48,62 euro/ab. in Emilia Romagna, per finire con i soli 43,07 euro/ab. in Veneto.
Ma se confrontiamo l’incremento dei fondi regionali per il Trasporto pubblico avvenuto in tutte e 21 le regioni italiane il Veneto continua a occupare le posizioni di rincalzo. Complessivamente sono state 16 le Regioni ad aumentare il contributo, due quelle che lo hanno di fatto confermato (Basilicata e Puglia) e solo tre quelle che lo hanno diminuito (Calabria – 9,5%; Lazio – 3,3%; Veneto – 2,6%) (vedi grafico). Ma la Regione Veneto ha ancora la possibilità di recuperare parzialmente il disastroso taglio ai contributi per il trasporto pubblico. A giorni inizierà la discussione dell’assestamento di bilancio 2005, una manovra all’interno della quale è possibile quantomeno recuperare quel taglio di 5 milioni che è stato compiuto tra il 2004 e il 2005. Un aumento di contributo minimo che metterebbe la Regione Veneto al pari di Puglia e Basilicata, quelle regioni cioè che in 10 anni non hanno aumentato, ma nemmeno diminuito il contributo definito per legge a favore del Trasporto Pubblico.
E’ il minimo che la Regione può fare, a fronte di un patrimonio di aziende del trasporto pubblico locale che vantano bilanci pesantemente passivi proprio a causa dell’inadempienza regionale. Qui si sfiora l’assurdo: infatti in Veneto le aziende del trasporto pubblico recuperano in media circa il 41% dei costi di esercizio attraverso la vendita dei titoli di viaggio, andando ben al di là di quanto impone la legge che chiede alle singole aziende un recupero dalla vendita dei biglietti di almeno il 35% dei costi di esercizio. Ad un insieme di aziende virtuose la Regione Veneto risponde diminuendo i contributi, che non raggiungono neanche la copertura del 50% dei costi di esercizio, condannando aziende sane a bilanci passivi o ad adeguamenti tariffari che fanno pagare ai singoli utenti ciò che dovrebbe essere corrisposto a livello regionale.
La Regione ha abbandonato il trasporto pubblico
Legambiente Veneto