La Treviso-Ostiglia, una pista ciclabile “naturale”

Venne pensata all’inizio del Novecento, con funzioni militari “per un rapido concentramento delle truppe in avanti, nel cuore del Veneto”. Dopo infinite discussioni se ne completò il progetto solo nel 1920 e venne inaugurata alla fine degli anni 30, giusto in tempo per divenire il bersaglio, durante la guerra, di devastanti bombardamenti. Non venne più ripresa e fu lasciata in abbandono.
Ancora lunghe discussioni negli anni 90 per decidere se farne una pista ciclabile o una camionabile. Prevalse per fortuna la prima ipotesi e nel dicembre ’99 la Regione stanziò 3 miliardi “per l’acquisizione di sedi ferroviarie dismesse” vincolando espressamente l’acquisto della Treviso-Ostiglia “alla realizzazione di un percorso ciclabile a valenza interprovinciale o regionale”. Bisogna attendere il settembre 2005 per un altro decisivo passo avanti: il Consiglio provinciale delibera l’acquisto di tutto il tratto padovano. E ora si tratta di passare finalmente al progetto e alla realizzazione, sperando che questo non avvenga con i tempi … biblici che hanno caratterizzato le altre tappe della lunga storia di questa infrastruttura.
Proprio per cercar di evitare questo pericolo gli Amici della bicicletta, con il Comitato Ostigliaciclabile, hanno chiamato a raccolta tutti gli interessati (le altre associazioni, amministratori, operatori economici) per un convegno nella prestigiosa villa Marcello a Piombino Dese il 4 marzo prossimo. Le varie relazioni previste, oltre a documentare i tanti motivi per cui l’intervento merita di essere realizzato, faranno il punto della situazione. Che se è abbastanza rassicurante per il tratto travisano (già quasi tutto realizzato) e padovano (la Provincia in particolare sembra ora decisa a procedere rapidamente) non lo è purtroppo per il resto del percorso. Tutte le altre province interessate, e cioè Vicenza, Verona e Mantova, sono ancora lontane anche solo dalla acquisizione del sedime e non manca, in diversi punti del percorso, la minaccia di veder compromessa la destinazione a pista da altre destinazioni del tutto incompatibili, come insediamenti produttivi e nuove strade.
A convincere tutti della inderogabile necessità di una maggiore determinazione nel concretizzare questo progetto dovrebbe bastare il confronto con quello che in questo periodo è stato fatto in altri Paesi europei, anche tra quelli non particolarmente famosi per l’attenzione alla ciclabilità. Valgano per tutti i casi di Spagna e Inghilterra. Proprio a partire dagli anni Novanta e proprio in particolare nel settore del recupero delle ex ferrovia, questi due Paesi hanno concretamente realizzato oltre 1300 km il primo (le famose vias verdes) e addirittura 10.000 miglia il secondo (la National Cycle Network).
A quando i nostri 100 chilometri?
Il convegno Ostiglia ciclabile: un treno da non perdere. Il recupero delle ferrovie dismesse tra opportunità turistica e recupero ambientale, si terrà sabato 4 marzo 2006 a Villa Marcello, Levada di Piombino Dese, per chiederne la realizzazione in tempi stretti.

Gianni Sandon