Sono evidentissime le tracce di erosione e corrosione, depositi di croste nere e muffe su tutti i manufatti dell’Isola Memmia. Le scritte sui basamenti, soprattutto quelle inferiori, stanno diventando illeggibili, mentre i tratti e le decorazioni di numerosissime statue si stanno via via polverizzando.
A lanciare il grido d’allarme sono stati, alla metà di agosto, Legambiente e Amissi del Piovego, che denunciano il degrado in cui versa una delle piazze più grandi d’Europa. Ad opera di chi? Certo a causa del passare del tempo ed anche per atti vandalici, ma soprattutto per effetto degli agenti atmosferici, effetto enormemente potenziato da due fattori: l’inquinamento urbano e l’incuria, che stanno abbreviando la vita della pietra tenera di Vicenza (calcarea) da cui sono state ricavate le statue.
I principali fenomeni di degrado rilevabili sulle statue sono di quattro tipi.
Erosione-corrosione
Si tratta dell’azione meccanica della pioggia legata al contemporaneo effetto di dissoluzione chimica del calcare aumentata dall’acidità dell’NO2 (biossido di azoto) della CO2 (anidride carbonica) e del SO2 (anidride solforosa), inquinanti presenti nell’aria di Padova. Si manifesta chiaramente sulle parti esposte delle statue con asportazione di materiale e rugosità superficiali.
Depositi di croste nere
Sono di diverso spessore e tonalità cromatiche, la cui colorazione nera è dovuta prevalentemente alla particelle carboniose -tipiche delle polveri sottili come il Pm10 – spesso associate a microcristalli di gesso, prodotti dai fenomeni d’erosione e corrosione prima descritti.
Esfoliazioni, scagliature, polverizzazioni
Questi danni sono associati tra loro essendo prevalentemente connesse agli effetti della dissoluzione ciclica del gesso prodottosi a causa dell’inquinamento atmosferico e dalle continue vibrazioni dovute al traffico.
Patine
Le patine biologiche sono dovute alla elevata porosità della pietra tenera e quindi al ristagno maggiore delle acque nelle statue. Si presentano sotto forma di aree ricoperte da colorazioni verdi.
In pratica, osservano Legambiente e Amissi del Piovego, si può tranquillamente affermare che il traffico ed il relativo inquinamento stanno distruggendo le statue. E non ne esistono copie. In altre città le statue esposte all’inquinamento vengono collocate il luoghi protetti e ne vengono esposte delle copie. A Padova no. Da anni gli Amissi del Piovego e Legambiente chiedono il restauro del Pra’ della Valle nel quale rientra anche il restauro delle 78 statue. Non riusciamo a capire allora perché il progetto Crotti, che l’Amministrazione Comunale sta prendendo in considerazione, non preveda per prima cosa il restauro del Pra’ e delle sue statue, e l’allontanamento del traffico dall’area. Anzi, al contrario il progetto Crotti prevede un grande parcheggio interrato da 600 posti auto, che come è noto diventerebbe un ulteriore forte attrattore di traffico.
Essendo ancora il progetto Crotti allo stato preliminare, forse sarebbe cosa opportuna congelarlo ed aprire il dibattito sulla riqualificazione dell’intera area che connette le basiliche, l´Orto Botanico, il Prato e le Mura, che, anche attraverso lo stombinamento del canale Alicorno, andrebbe recuperata nella sua interezza.
Elio Franzin e Lucio Passi