Lascia perplessi la faciloneria con cui il neo braccio destro del neo Zaccaria, il prof Francesco Gnesotto, rilancia la richiesta di una centrale in Veneto. “Dire che il rischio è molto ridotto rispetto ad un tempo non significa nulla e crea disinformazione” commenta Davide Sabbadin della segreteria regionale di Legambiente “i motivi per non sviluppare questa tecnologia sono infatti molteplici: dall’approvvigionamento che aumenta la nostra dipendenza dall’estero, alla lunghezza dei cantieri al costo esorbitante per le casse pubbliche, alla necessità per il nostro paese di raggiungere gli obiettivi di efficienza energetica e di produzione da fonti rinnovabili entro il 2020 fissati dall’UE, obiettivi che il nucleare non solo non aiuta a raggiungere ma anzi ostacola togliendo risorse. Per dire no, quindi, c’è solo l’imbarazzo della scelta.”
“La ricerca nucleare non va fermata ed è giusto che l’ateneo patavino e il INFN diano il loro contributo per la realizzazione del progetto del primo reattore di quarta generazione, prevista ad oggi nel quinquennio 2020-25” continua Sabbadin “ ma è altra cosa dal proporre e promuovere il nucleare di terza generazione, che anche aggiornato rimane una tecnologia rischiosa, sporca, costosa, vecchia e incapace di competere al momento con le rinnovabili per costi/benefici. Ad ognuno il suo ruolo: alle istituzioni il governo del territorio e la politica energetica (non a caso non quasi tutte le regioni hanno dichiarato la loro contrarietà alla localizzazione di una centrale nucleare) e all’università la ricerca.”