Ospedale, una discussione aperta promesse

La CGIL invita a ponderare con molta attenzione le ragioni di tutti coloro che dimenticano il possibile spreco territoriale e la congestione del traffico. Nel caso di spostamento, parziale o totale, dentro i confini della città metropolitana, se non si tratta di recupero d’area già edificata, il problema d’uso del territorio disponibile e della congestione del traffico è un problema molto delicato che va inserito all’interno di una sostenibilità ambientale vista la continuità urbanistica che avviluppa tutta l’area.
D’altra parte una struttura di così rilevante impatto ed importanza si dovrebbero collocare, per non ripetere in grande la vicenda IKEA, in un’area vasta di notevole intermodalità e di servizi generali nuovi da insediare per volumi pesanti su tutta la provincia.
Vogliamo insistere a ricordare che le 20.000 persone/die e gli oltre 100.000 spostamenti giorno non mutano come bisogno se collocati in un altro ambiente territoriale, qualora ci fosse un’area vocata di simili dimensioni (bisogna ricordare che servono un milione di mq). Cui è da aggiungere almeno spazi doppi necessari per tutti i servizi residenziali, direzionali, commerciali e di supporto che gravitano intorno ad un grande ospedale.
Su questo versante, deve preliminarmente essere definita la trasformazione dell’area liberata, in centro città, per evitare un possibile utilizzo incompatibile con la sostenibilità territoriale.
Sarebbe poi singolare che un’area di queste rilevanti dimensioni, la cui proprietà è già di per sé un ginepraio indecifrabile, fosse lasciata a se stessa e finisse per diventare un’area degradata nel cuore della città o ancor peggio, diventasse oggetto d’inconfessabili appetiti edilizi speculativi.
Le conclusioni
Fermo restando i necessari approfondimenti d’analisi e studio propri della costituita Fondazione Cir/Menato,per la somma delle ragioni di sostenibilità economica, territoriale, ambientale, sociale, siamo convinti che la migliore soluzione sia l’ammodernamento razionale dell’attuale struttura. L’attuale struttura opportunamente razionalizzata dall’entità ridondante d’Unita operative complesse e di posti letto ordinari, risultato dei tempi del consumismo sanitario e del rimborso a piè di lista, delle funzioni extrasanitarie che possono trovare ospitalità fuori delle mura dell’azienda ospedaliera, e dell’attività ambulatoriale che può offrire nei distretti dell’Ulss 16 un’elevata integrazione funzionale e unitaria per i cittadini, è la migliore risposta al dibattito allocativo che si è aperto in città.
Ciò risulta ancor più importante se, chiusa la stagione del gigantismo sanitario, si evitano duplicazioni di servizi e di relativi costi come le ipotesi di traghettare in una nuova area l’attività ospedaliera (600/800 posti letto d’assistenza per un ospedale di rete o di funzione specialistica). Quest’ipotesi ricreerebbe la situazione dell’ospedale Geriatrico, con assistenza diversa tra i presidi e una delicata rottura della gestione generale del sistema.
CGIL porta questo contributo formale per confrontarlo con tutti i soggetti istituzionali, politici, sociali.

La segreteria CGIL di Padova