Legambiente Padova ha preparato un rapporto sulla qualità dell’aria di Padova: la fonte dei dati èla relazione regionale della qualità dell’aria dell’ARPAV (Agenzia Regionale Protezione Ambientale del Veneto). Dichiara Lucio Passi, portavoce di Legambiente Padova: “emerge un quadro allarmante che vede l’aria della nostra città fuorilegge per cinque inquinanti normati legislativamente: PM10, PM2,5,Ozono, Biossido di azoto, Benzo(a)pirene, che producono pesanti danni alla salute dei cittadini: bambini e fasce deboli in primis. Vediamo la situazione in dettaglio”.
Biossido di azoto
Per il Biossido di azoto si riscontra il superamento del valore limite annuale: 45μg/m3 (microgrammi per metro cubo) contro il valore limite di legge (D.Lgs.155/2010 e precedenti normative) di 40 μg/m3: la più alta concentrazione registrata nel Veneto (per approfondire vedi dossier ).
Ozono
Il Decreto Legislativo 155/2010, fissa l’obiettivo a lungo termine per la protezione della salute umana. Limite fissato a 120μg/m3 da non superarsi più di 25 giorni all’anno. A Padova nell’ultimo anno si sono verificati 41 superamenti del limite. (per approfondire vedi dossier).
PM10
A Padova nell’ultimo anno sono stati 68 i giorni in cui le polveri sottili anno superato il limite giornaliero di 50 μg/m3 da non superarsi per legge più di 35 giorni in un anno.
A Padova il Pm10 supera i 35 giorni l’anno da quando viene monitorato, cioè dal 2001. Anche per questo inquinante l’aria di Padova è quindi fuorilegge (per approfondire vedi dossier).
PM2,5
Le polveri ultrasottili, come il PM2.5 sono costituite dalla frazione delle polveri di diametro aerodinamico inferiore a 2.5 μm, in grado di giungere fino al tratto inferiore dell’apparato respiratorio (trachea e polmoni) risultando più dannose del Pm10. Frazioni ancora inferiori possono giungere fino al sangue attraverso gli alveoli polmonari.
Il valore limite è 25 μg/m3 come media annua. L’aria di Padova è fuorilegge anche per questo inquinante avendo registrato una media annua di 28 μg/m3. (per approfondire vedi dossier).
Benzo(a)pirene
La legge stabilisce in 1 nano grammo per metro cubo d’aria, come media annua, il limite di legge del Benzo(a)pirene. Nell’ultimo anno l’aria di Padova ha registrato una concentrazione massima di 1,3 nanogrammi, risultando fuorilegge anche per questo inquinante, come lo è sempre stata da quando è monitorato (per approfondire vedi dossier).
Danni alla salute
Questo cocktail di inquinanti ha un’effetto micidiale sulla salute dei cittadini, sia sul breve, che soprattutto sul lungo termine. Si va dalla cangerogenicità accertata di Pm10, Pm2,5 e benzo(a) pirene, che inoltre producono malattie respiratorie e cardiovascolari, alla diminuzione della funzionalità polmonare e all’aumento delle infezioni polmonari prodotte dall’ozono e dal biossido di azoto.
Che fare?
A Padova città, la principale fonte di questi inquinanti è il traffico autoveicolare. La domanda che si apre è cosa farà la nuova Amministrazione? Il Sindaco ha delegato l’ambiente alll’Assessore all’ambiente Matteo Cavatton, e quindi la lotta allo smog è di sua competenza. Legambiente chiederà di incontrare quanto prima Cavatton per capire se è intenzionato o meno a promuovere i consueti (seppur pur limitati) provvedimenti di limitazione invernali per i mezzi più inquinanti.
Legambiente però ha sempre sostenuto che le sua cause strutturali dell’inquinamento atmosferico che attanaglia Padova risiedono nella scelte relative alla mobilità (che ha permesso e perpetuato l’alluvione automobilistica). Mobilità che di competenza dell’Assessore Stefano Grigoletto, ed in ultima analisi nelle politiche del commercio e nelle scelte urbanistiche (che condizionano la mobilità), di competenza diretta del Sindaco Massimo Bitonci. Ecco perchè la questione dell’inquinamento atmosferico, ed i suoi pesanti danni sanitari va affrontata collegialmente dall’Amministrazione con un insieme di politiche coordinate, e concertate con i soggetti sociali cittadini, che abbiano come obiettivo la riduzione strutturale dello spostamento di persone e merci su auto e furgoni.
Su scala metropolitana e urbana bisogna potenziare il trasporto collettivo costruendo reti di trasporto metropolitano e regionale integrate, mettendo a regime i servizi ferroviari suburbani nell’area centrale veneta. Non bisogna abbandonare la seconda linea del Tram, va potenziato il servizio urbano di autobus (soprattutto rendendolo più frequente) aumentando radicalmente le corsie preferenziali, che farebbero guadagnare velocità commerciale: secondo APS 2 km/h in più valgono almeno 1 milione di riduzione dei costi.
Va aperto un serio dibattito con la comunità locale sulla possibilità di istituire un’ampia area di limitazione della mobilità privata. Bisogna iniziare a lavorare almeno sul controllo e moderazione del traffico automobilistico in entrata in città (250mila spostamenti al giorno): questo si può fare con l’Ecopass o con il sistema dei crediti degli accessi: un monte-accessi gratuiti alla città, superato il quale il “cityuser” deve scegliere se usare mezzi sostenibili (bicicletta, trasporto pubblico, carpooling, carsharing ecc.) o comprare nuovi accessi, che finanzieranno il potenziamento della rete dei trasporti alternativi. Si abbassi inoltre il limite di velocità a 30km orari in tutta la città per garantire maggiore sicurezza a pedoni e elisiti, incentivando così spostamenti senz’auto per i percorsi urbani. Infine si continui con la politica di sviluppo di piste e percorsi ciclabili, si renda la zona della ZTL, i cui orari non devo essere ridotti un’area a ciclabilità diffusa (doppio senso per i ciclisti anche nei sensi unici, grazie ad un’opportuna segnaletica.)