Padova, quartiere della metropoli Nordest

Le proposte fatte nell’assemblea congiunta dei giovani imprenditori e costruttori padovani, nell’ambito del recente convegno “Padova 2.0, un quartiere nel sistema metropoli”, danno lo spunto per alcune riflessioni. Quando si afferma che il Nordest è una sola grande metropoli e che vanno superati i campanilismi e che, parimenti, vanno superati il frazionamento istituzionale ed il policentrismo amministrativo del territorio, per sopprimere gli enti inutili e valorizzare le eccellenze, non si può non essere d’accordo. I relatori hanno individuato in un’Agenzia per la metropoli (una S.p.a. con capitale pubblico e privato) il motore per realizzare questa trasformazione e nella Regione l’ente territoriale a cui affidarne la governance.

Per quanto riguarda la gestione del territorio va però detto che la Regione dovrebbe già provvedervi, per istituto, attraverso il Piano Territoriale di Coordinamento (P.T.R.C.). A tal fine è utile ricordare che sta per essere avviato un percorso di incontri di presentazione e discussione sul Documento Preliminare del nuovo PTRC, ed è in quella sede che i giovani industriali devono portare le loro proposte per una diversa politica del territorio.

Essendo questa politica rivolta a garantire lo sviluppo del Sistema Nordest, occorre, a questo punto, precisare cosa si debba intendere con il termine sviluppo. Finora nella nostra regione lo sviluppo economico si è accompagnato ad uno scoordinato consumo del territorio, i cui effetti sono sotto gli occhi di tutti. Sono proliferati insediamenti industriali che hanno interessato ogni più piccolo comune, sono stati favoriti i capannoni a gestione familiare all’interno delle zone agricole, sono state occupate le residue aree verdi all’interno delle città per insediare medie e grandi strutture di vendita, il tutto senza una programmazione che garantisse, almeno, il preventivo adeguamento del sistema infrastrutturale, soprattutto quello su ferro. Risultato: la congestione del territorio e gravissimi problemi ambientali a scapito della salute della collettività. Questo non dovrà più avvenire. Sviluppo del territorio dovrà essere sinonimo di “recupero del territorio”. Partendo dalla consapevolezza che l’impronta ecologica è ormai ai limiti della sostenibilità, le politiche del territorio dovranno privilegiare il recupero funzionale delle aree già edificate, anche con interventi di demolizione e rilocalizzazione dei volumi in ambiti più consoni, e limitare al massimo la realizzazione di nuovi insediamenti in aree ancora libere.

Ben venga quindi l’Agenzia per la metropoli purché non sia finalizzata alla vendita dei patrimoni immobiliari degli enti inutili o obsoleti, per finanziare nuovi insediamenti, ma provveda invece a promuovere la loro riconversione ad altri usi, preferibilmente a servizi, in modo da soddisfare la domanda di spazi pubblici senza dover impegnare nuove aree inedificate.

Così ad esempio il trasferimento dell’ospedale di Padova non dovrà dare luogo alla commercializzazione degli edifici esistenti, per fare cassa, ma alla loro prevalente demolizione per realizzare il Parco delle Mura. Parimenti nessun ampliamento delle zone industriali esistenti dovrà essere approvato, senza avere prima deciso cosa fare dei moltissimi capannoni inutilizzati e delle microzone produttive non più all’altezza dei tempi.

L’entusiasmo e la voglia di mettersi in gioco dei giovani imprenditori padovani va in ogni caso apprezzata e favorita, nella convinzione che la loro formazione culturale, con le esperienze all’estero all’interno dei programmi Erasmus, li abbia resi consapevoli che, nel modo di fare impresa, deve essere in primo luogo garantita la sostenibilità dell’ambiente.

Lorenzo Cabrelle – Direttivo Legambiente Padova