Il dibattito innescato dal monumento di Libeskind e dalla sua collocazione nella golena del Piovego davanti alle Porte Contarine è un episodio che, forse inaspettato per la misura del coinvolgimento, segnala la volontà di partecipazione dei cittadini alle scelte amministrative anche in un campo, quello dell’urbanistica, destinato più di altri, per le sue implicazioni collettive (funzionali e simboliche), a condizionare profondamente la nostra esperienza e quella delle future generazioni. E’ anche questo, credo, che ha mosso tante passioni intorno al “libro” di Libeskind.
Non si vorrebbe tuttavia che il clamore intorno al Memorial mettesse in ombra decisioni di ben maggiore portata che si stanno preparando in queste ore per un’area di rilevantissima importanza urbanistica, distante poche decine di metri da quel monumento e meritevole di altrettanta e più viva attenzione e preoccupazione: l’area, intendiamo, di piazzale Boschetti.
L’attuale destinazione urbanistica di questa zona, di proprietà della Provincia, è a verde pubblico, si tratta di una scelta che risale al Piano regolatore di Piccinato del 1957, poi confermata da tutte le successive Varianti: una scelta intelligente, e vorremmo dire obbligata per una città che si faccia guidare da un minimo di sensibilità e di intelligenza dei luoghi, sensibilità e intelligenza troppo spesso contraddette dalla storia urbana dell’ultimo secolo, che ci ha consegnato – su questo tutti concordano – uno dei centri storici più sfigurati d’Italia.
Siamo infatti in una zona delicatissima e preziosa, di fronte alla cerchia bastionata cinquecentesca e a un passo dai giardini dell’Arena. Esiste un Piano, redatto nel dal prof. Roberto Gambino, che molto oppurtunamente prevede di collegare, in un percorso organico e coerente, l’area Boschetti, trasformata in parco, al più ampio anello verde lungo il Piovego e le mura fino al Castelnuovo e oltre. Purtroppo l’unitarietà dell’anello è gravemente menomata dalla futura collocazione fra via Trieste e via Gozzi dell’autosilo progettato da Gino Valle e prospiciente il Piovego all’altezza del vecchio macello di Jappelli (ora istituto d’Arte Selavatico) e di fronte al piccolo decoroso edificio dell’ex Porcilaia. Ora si vorrebbe sacrificare anche l’area Boschetti collocandovi quell’Auditorium che, in capo a un dibattito annoso, sembrava finalmente aver trovato l’ubi consistam nella vasta spianata del PP1, dietro la stazione delle autocorriere.
Purtroppo l’assai discutibile scelta dell’amministrazione Destro di alienare parte di un’area strategica come il PP1 per far cassa, ha reso le cose più complicate. Tuttavia le condizioni per collocarvi l’Auditorium ci sono ancora tutte.
E’ sorprendente constatare come lo spostamento dell’attenzione dal PP1 a piazzale Boschetti sia avvenuto in modo imprevisto, dando per scontato che quest’ultima sia l’area giusta. A dispetto delle previsioni del PRG e dei vincoli della Soprintendenza gravanti sulle due palazzine dell’autostazione, l’Amministrazione provinciale e quella Comunale stanno infatti muovendosi in pieno accordo per rendere edificabile piazzale Boschetti, ventilando perfino l’incredibile ipotesi di ottenere lo svicolo dei due edifici esempi interessanti di architettura del primo Novecento per abbatterli in toto o parzialmente.
Anche se si trovasse il modo di costruire l’Auditorium in piazzale Boschetti senza compromettere fisicamente e percettivamente le due palazzine vincolate (impresa francamente disperata), una tale scelta annullerebbe per sempre la possibilità di creare quel parco che è la destinazione naturale dell’area ultimo lacerto della tanto citata Padova città d’acqua.
A favore di una destinazione a verde di piazzale Boschetti depongono ragioni di assoluta evidenza e di buon senso. Innanzitutto, come s’accennava, la presenza dei bastioni cinquecenteschi lambiti dal Piovego, dietro ai quali si trovano i giardini dell’Arena con la Cappella degli Scrovegni.
Basterebbe solo questo a rendere improponibile qualsiasi ipotesi di saturazione edilizia di questa superstite porzione dell’antico guasto che circondava originariamente le mura per tutto il loro perimetro. Ma poi ci sono ragioni legate al vivere quotidiano di quanti frequentano questa parte di città. E’ chiaro a tutti infatti come gli attuali giardini dell’Arena siano largamente insufficienti a soddisfare la domanda di spazi verdi in una zona frequentatissima e fortemente congestionata. Non ci vuole molto a immaginare le capacità di attrazione e il fascino di un parco che si stenda lungo il Piovego e davanti alle mura.
Ci sembra davvero il minimo che una città come Padova possa attendersi.
Porre in alternativa Auditorium e Parco non ci sembra il modo giusto di affrontare la questione, perché in realtà si dovrebbe lavorare per ottenere l’uno e l’altro.
L’Auditorium può stare benissimo nel PP1, alle spalle del futuro parco, che anzi diventerebbe naturale e qualificata area di filtro per il nuovo presTigioso edificio della musica in un rapporto di reciproca valorizzazione.
Renzo Fontana, per il direttivo di Italia Nostra Padova