In un anno è stato regitrato un incremento del 10% del PM10 dovuto a traffico veicolare: cosa deve succedere prima che le istituzioni si decidano a prendere decisioni drastiche contro l’inquinamento? Servono interventi severi, deve essere potenziato il trasporto pubblico, unico antidoto per contrastare l’avvelenamento progressivo e costante dell’aria. La città subisce flussi di traffico con 800.000 spostamenti al giorno, 500.000 dei quali in arrivo dall’esterno, da fuori provincia o dai comuni contermini, tutti in macchina anche se da un’indagine di settore svolta dal Comune emerge che il 60% dei dipendenti delle aziende cittadine, impegnati quotidianamente in un tragitto diretto casa-lavoro, si dichiara potenzialmente disposto a muoversi in autobus. Per agganciare questi utenti sarebbe suf ficiente potenziare i mezzi pubblici.Oggi il ricavato delle multe rilevate dagli ausiliari del traffico stipendiati da Aps, che a lungo ha richiesto il versamento del 20% delle multe pagate, finiscono nelle casse del Comune e da lì spalmati in diverse voci del bilancio. Nessuno pensa di investirle per potenziare gli autobus. Ci vogliono però nuove corsie preferenziali: se a Padova in un anno la velocità commerciale aumentasse di un solo chilometro l’ora, Aps risparmierebbe un milione di euro che potrebbe reinvestire nel potenziamento del servizio. In questo modo si riuscirebbe a portare la frequenza ad un massimo di 15 minuti per tutte le linee, con la possibilità di scendere a 8 per alcune linee. Per legge la vendita dei biglietti dovrebbe coprire il 35% dei costi, lasciando il 65% alla Regione, ma la giunta Galan garantisce solo il 50%. Inoltre la Regione Veneto paga 1,50 euro al chilometro contro i 3 euro corrisposti da Lombardia e Friuli alle aziende di trasporto pubblico . Non solo: il tetto di copertura totale è invariato dal 1996 e i contributi coprono 7,4 milioni di km all’anno vale a dire la rete del servizio in funzione in città 10 anni fa.
Purtroppo siamo convinti che dietro la mancanza di interventi radicali ci sia ancora la paura di prendere decisioni poco popolari da parte delle istituzioni, in uno scenario di scarsa consapevolezza da parte dei cittadini dei danni provocati dall’inquinamento.
Il problema dei city user ripropone la necessità di riorganizzare gli ingressi delle auto in centro. Intanto si potrebbe procedere con alcuni accorgimenti, come mettere a disposizione dei passeggeri la linea merci Stazione-Camin. Il modello risolutivo resta però quello di Londra dove, con l’introduzione di un pedaggio per accedere ad un’area centrale di 140.000 abitanti, in tre anni il traffico è stato decongestionato del 30%. Parallelamente, con i soldi racimolati dai pedaggi è stata recuperata una somma ragguardevole da investire nel trasporto pubblico. Dovrebbero essere introdotte tariffe innovative con biglietti e abbonamenti unificati per urbani, extraurbani e treni regionali e vantaggi tariffari per chi più usa i mezzi pubblici, proposte, queste, avanzata da Legambiente, Assoutenti, Federconsumatori e FILT CGIL con la campagna Muoviamoci insieme.
In questo senso va letta la richiesta di accordo tra Aps, Sita e Trenitalia per la creazione di sinergie gomma-rotaia, ovvero linee interconnesse dotate di una mappa unificata delle reti di trasporto con orari e fermate. La Provincia deve svolgere il proprio ruolo di autorità di bacino; serve una consulta per la revisione della rete e una “agenzia della mobilità” per coordinare e migliorare l’integrazione tra i servizi. Anche perché in previsione dell’introduzione di Smfr e tram, sarebbe un grave errore bandire nel 2006 l’affidamento del servizio extraurbano com’è oggi.
Andrea Nicolello-Rossi