Non ci sono altri aggettivi, se non mostruoso, per definire il Piano antismog scodellato ieri dal Comitato di indirizzo e Sorveglianza, il tavolo regionale “antismog”. Dopo anni di sonno profondo da parte della Regione il suo risveglio ci riporta all’anno zero nella lotta all’inquinamento.
Infatti il 21 dicembre 2004, molto in ritardo sulle scadenza indicate dal DMA60/02 la Regione veneto si è dota del Piano Regionale di Risanamento e Tutela dell’atmosfera, e solo ieri, 19 ottobre 2005, il Comitato di indirizzo e Sorveglianza, insituito dal Suddetto Piano ha “partorito” un indicazione unitaria, non tanto per tutto il veneto, ma solo per l’ottantina di comuni destinati alla “fascia A” quella maggiormente inquinata.
Il “piano” di base per la lotta alle polveri sottili è questo: 5 giorni di blocco delle no kat e vecchi diesel da lunedì a venerdì. Sul parco parco mezzi che circola sul territorio regionale: si calcola siano dal 18 al 20%: ma tutte le esperienza di blocco delle no kat realizzate nel passato ci fanno senza dubbio fermare che i veicoli che resteranno realmente in garage oscilleranno solo attorno al 3-5% La decisione del CIS indebolisce la tendenza positiva, che era nata dal basso da alcuni Comuni come Padova, o coordinamenti zonali di Comuni di attivare piuttosto le targhe alterne, un provvedimento i cui effetti sono quanto meno quantificabili in termini di emissioni evitate, cosa che invece quello delle no kat, laddove fin ad oggi realizzato, è stato sempre un totale insuccesso. L’invito di Legambiente ai Padova e ai comuni contermini è di continuare con le targhe alterne.
La decisione Regionale e totalmente irresponsabile se si mette in relazione alla tendenza del Pm10: in questi 4 anni, cioè da quando le micropolveri vengono regolarmente monitorate nel Veneto, non c’è stato alcun miglioramento. E’ stato sottovalutata la responsabilità del traffico rispetto al problema. Il trasporto su gomma non è solo la fonte principale di emissioni di micropolveri, ma ne provoca anche il continuo risollevamento in atmosfera, qualsiasi ne sia la fonte. In questo modo contribuisce ad aumentare le concentrazioni di Pm10 nell’aria. Non c’è stato nemmeno quel miglioramento che molti si aspettavano grazie alla progressiva modernizzazione del parco automobilistico: auto catalizzate, nuovi diesel… Anche perché i mezzi in circolazione aumentano ogni anno. La politica nazionale degli incentivi per il rinnovo del parco automobilistico portata avanti negli anni scorsi ha fatto flop. Questo soldi sarebbero stati investiti meglio nel rilancio del trasporto pubblico.
Le valutazioni di Legambiente sono basate su dati certi: nel Veneto dal 2002 ad oggi l’inquinamento da Pm10 non è diminuito, e resta a livelli altissimi.
L’analisi dei dati rilevati dall’ARPAV dal primo gennaio al 30 giugno 2005, riguardanti la presenza di PM10 nell’aria delle città venete, se confrontata con gli stessi periodi degli anni precedenti preoccupa subito: per un semplice evidente motivo. Il primo semestre del 2005 in tutto il Veneto registra un aumento dei giorni di superamento e delle medie semestrali rispetto allo stesso periodo del 2004. Ed anche se il 2003 resta l’anno più inquinato, il primo semestre del 2005 supera anche i valori del 2002.
Tabella 1
PM10. RAFFRONTO DEL NUMERO DI GIORNI DI SUPERAMENTO DEL LIMITE GIORNALIERO NEL PRIMO SEMESTRE DEGLI ANNI 2002/2003/2004/2005
CITTA’ 2005 2004 2003 2002
Padova 102 81 112 82
Vicenza 102 90 91 ND
Treviso 72 65 47 43
Belluno 19 41 78 ND
Verona 110 87 115 74
Mestre
(Venezia) 80 57 82 62
Rovigo 74 59 86 ND
Fonte: Dipartimenti provinciali e Osservatorio Regionale Aria di ARPAV. Elaborazione Legambiente
Limite di legge giornaliero: 50 microgrammi per metro cubo, con tolleranza. La legge, il DMA 60/02 nell’arco di in un anno, consente al massimo il superamento di tale limite per non più di 35 giorni.