PM10, la strage silenziosa

Lo studio aveva come scopo la valutazione dell’impatto sanitario del Pm10 sulla popolazione residente a Padova negli anni 2001-2005, relativamente alla mortalità, associate agli effetti a breve e lungo termine dell’esposizione a tale inquinante. Lo studio di Legambiente calcola il numero di casi di morte, evitabili con una riduzione dell’inquinamento esistente fino alla concentrazione di 20 microg/m3 (valore limite di concentrazione media annuale da raggiungere a partire dal 2010 secondo il DM 60/2002). Lo studio è stato coordinato da Roberta Ferrara, biologa e dottore di ricerca in medicina ambientale.
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L’impatto dell’inquinamento da PM10 sulla salute della popolazione nella città di Padova, è stato studiato utilizzando il metodo di calcolo elaborato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità ed utilizzato in un recente studio di impatto condotto su 13 città italiane3. Tale metodo di calcolo è stato applicato ad una serie di dati sanitari forniti dall’USLL 16, alla popolazione residente in Padova, e al valore medio annuale di Pm10 tra il 2001 e il 2005. L’effetto dell’inquinamento da PM10 nella città di Padova sulla salute della popolazione residente nel territorio comunale, è stato studiato stimando il numero di decessi, per tutte le cause naturali e per diverse cause specifiche, attribuibili all’inquinamento eccedente i 20 microgrammi/m3, che corrisponde al valore limite annuale per la protezione della salute umana da raggiungere alla data del 1° gennaio 2010, secondo il decreto ministeriale 60/2002.
Il numero di decessi che si sarebbero potuti evitare se il PM10 si fosse mantenuto a 20 microgrammi/m3, anziché ad una media di 57,9 microg/m3, calcolata per il quinquennio 2001-2005, è stimato in 285 annui, pari al 13% del totale dei decessi per cause naturali rilevato nel 2001. Questa stima risulta leggermente superiore a quello ottenuto nel recente studio dell’OMS su 13 città italiane, dove la percentuale di decessi attribuibili all’inquinamento risulta, nel complesso, del 9%, rispetto alla stessa concentrazione di riferimento, ma con una media di Pm10 complessivamente più bassa nell’insieme delle 13 città. Considerando gli effetti cronici, si può attribuire all’inquinamento da PM10 un notevole aumento della mortalità per tumori delle vie respiratorie e di quella per infarto, con un numero di casi attribuibili pari rispettivamente al 15 e 28% di tutti i decessi per tali cause.
Per quanto riguarda gli effetti acuti, legati all’esposizione a breve termine, si possono attribuire al PM10 leggeri ma significativi incrementi dei decessi per tutte le cause naturali (2% dei casi osservati), per cause respiratorie (5% ) e cardiovascolari (3%), similmente a quanto riportato sia dall’OMS sia nello studio policentrico italiano Misa-2.
Alla luce di questi nuovi, secondo dati, secondo Legambiente, è evidente che vanno riviste le politiche antismog ad ogni livello (Comuni, Province, Regioni), sia sul breve che sul medio e lungo periodo. In tal senso Legambiente propone subito un incontro urgente con gli Assessori all’ambiente di Comune (Bicciato) e Provincia (Marcato).