Secondo il sindaco di Monselice (vedi il Mattino di Padova del 14.09.11) quanti si sono opposti alla realizzazione dell’ascensore nella Rocca si sono assunti la responsabilità di avere impedito di fatto ai disabili motori l’accesso alla sommità della torre in quanto la scalinata del Belvedere si configura come un’invalicabile barriera architettonica. (…)
La Rocca di Monselice appare come un “unicum” di eccezionale interesse culturale e un palinsesto straordinario della storia della comunità locale. Infatti si caratterizza per le sue aree di grande pregio archeologico: tombe longobarde sulle pendici del colle; sulla sommità vestigia della chiesa di santa Giustina, resti di edifici medievali; significativi tratti della complessa struttura difensiva così come si è andata modificando a partire dall’epoca Bizantina, fra cui spicca il Mastio Federiciano e il Duomo Vecchio. Presenta inoltre numerosi edifici di epoca moderna: Cà Marcello, che ha inglobato le successive strutture del castello realizzate dall’ XI al XIV sec., villa Nani Mocenigo ed il complesso scenografico della villa Duodo di Vincenzo Scamozzi, con la sua grandiosa scalinata del Belvedere e con il Santuario delle Sette Chiese ove è possibile acquisire le indulgenze giubilari.
Come da noi sempre sostenuto per avere una percezione corretta di questo complesso e unitario “bene culturale” si deve percorrere a piedi la via del Santuario che da piazza Mazzini, e precisamente dal cinquecentesco edificio dell’ex Monte di Pietà, porta alla sommità, al Mastio. Solo così, camminando lentamente e in salita, si coglie il significato processionale delle chiesette e si comprende che il Mastio rappresenta l’estremo elemento di una struttura difensiva medievale che, dismessa la funzione militare, è stata conquistata da quella civile, come conferma la presenza delle ville situate in posizioni dominanti, ad ostentare il potere delle casate. E’ evidente il valore culturale dell’attuale percorso che, oltre ad essere un viaggio nella memoria storica, si configura anche come “itinerario di pellegrinaggio”: il salire non è un puro accidente fisico, non è un ostacolo da evitare, ma è simbolo invece di un’ascesa spirituale ed un’esperienza indimenticabile in quanto si passa da un’emergenza estetica eccezionale all’altra.
A seguito di queste considerazioni, a suo tempo, è nato il nostro dissenso contro la banalizzazione della risalita alla sommità della Rocca tramite l’ascensore, che inoltre avrebbe anche innescato l’ennesimo meccanismo da “turismo mordi e fuggi”: dalla cava-parcheggio alla torre di Federico e… stop! Certamente la scalinata del Belvedere si configura come una barriera architettonica che comunque è facilmente superabile, come già proposto, mediante la realizzazione di un elevatore di pochi metri a lato della scalinata stessa, progettato ovviamente con un minimo di sensibilità paesaggistica che permetterebbe di raggiungere il vecchio percorso di accesso alla casa ex Bernardini. In questo modo, anche senza auspicare automobiline elettriche, si potrebbe garantire a tutti la corretta percezione dei luoghi e un’esperienza estetica indimenticabile.
Maria Letizia Panajotti – presidente "Italia Nostra" sez. di Padova