RIVIVE IL PONTE ROMANO DI SAN LORENZO
Grazie a Salvalarte riaperto al pubblico. Appello: ” Cerchiamo volontari”

Mercoledì 26 aprile, Legambiente, grazie ai volontari del suo gruppo Salvalarte, restituirà alla fruizione di cittadini e turisti il ponte romano di San Lorenzo, riaprendo il sottopassaggio in Riviera Tito Livio che sbocca in via San Francesco. Un’iniziativa a carattere civico, storico e culturale, “ma anche di forte valenza politica– sottolinea Lucio Passi, coordinatore di Legambiente Padova-  perché quel ponte interrato con i tombinamenti del naviglio interno del ‘59 è il simbolo di un modo sbagliatissimo di concepire lo sviluppo urbano, purtroppo ancora dominante nonostante i guasti prodotti siano ormai visibili a tutti, che in nuove forme, ma sempre negative, rischia nuovamente di riproporsi in questi mesi.”

 

 

Dice Silvano Schiavo, animatore del gruppo Salvalarte di Legambiente: “l’operazione di riapertura del sito è a costo zero per il Comune (e quindi per i cittadini) di Padova, avendo Legambiente firmato con l’Assessore all’edilizia monumentale Luisa Boldrin, una convenzione non onerosa: tutto ciò grazie all’impegno di diversi volontari che vigileranno sul manufatto, e lo illustreranno a turisti e padovani.  Ma Schiavo lancia anche un appello, “cerchiamo altri cittadini che si uniscano a noi per gestire al meglio il sito archeologico.  “Diventare volontario è facile – assicura –  bisogna solo avere passione per la bellezza della nostra città e la disponibilità di due ore settimanali da concordare insieme: alla formazione pensiamo noi. Chi fosse interessato chiami allo 049/856.12.12 o mandi una e-mail: legambiente_padova@libero.it all’attenzione di Teresa.”

 

 

Dal 1997 i volontari di Salvalarte hanno tenuto aperti al pubblico l’oratorio di Santa Margherita, e la Scuola della Carità, entrambi in via S. Francesco. Quest’ultima, con i grandi affreschi di Dario Varotari, proprio grazie alla caparbietà dei volontari di Legambiente, ha visto iniziare quest’anno il restauro di cui aveva estremo bisogno. Ancora, hanno tenuto aperto la chiesa di San Luca, salvando numerosi dipinti minacciati dalle infiltrazioni d’acqua, e attualmente collaborano con l’Archivio di Stato per recuperare e rendere fruibili antichi archivi storici riguardanti Padova.

 

“Riportare l’attenzione dei padovani sul ponte romano e sullo scellerato tombinamento dei navigli che ne decretò la scomparsa nel sottosuolo – conclude Lucio Passi è un indubbio monito verso nuove operazioni urbanistiche ed edilizie che si prospettano proprio in questi mesi. Anche per questo motivo riaprire il sito storico sarà per noi un impegno centrale, perché diventerà un modo di far riflettere tutti su cosa deve, o non deve – diventare Padova in questi anni. Infatti la vicenda del ponte oggi torna d’attualità: negli anni ’50 la logica che né decretò l’interramento, fu la stessa che, favorendo la speculazione edilizia, portò,alla realizzazione del policlinico in un sito sbagliato, con l’abbattimento di mezzo chilometro di cinta muraria e la menomazione quasi totale degli storici giardini Jappelliani di Treves. Tutto ciò in spregio al Piano regolatore di Piccinato. Oggi, l’Autosilos in via Trieste e l’Auditorium a Piazzale Boschetti darebbero il colpo di grazia alla possibilità di realizzare almeno uno stralcio di quel parco delle mura e delle acque, a parole da tutti i politici sempre voluto, nella direttrice Piovego, Portello, Golena Contarine. E tutto ciò mentre l’Università chiede 100 nuovi ettari per una nuova astronave- policlinico. Con buona pace dei presunti percorsi partecipativi che dovrebbero portare ad una stesura, condivisa da tutti,del Piano di assetto territoriale, il nuovo Piano regolatore.

 

SCHEDA: Il Ponte di San Lorenzo

 

Viene ricordato in documenti medievali a partire dall’XI secolo col nome di ponte S. Stefano, denominazione in uso fino al XV secolo, dovuta alla vicinanza dell’omonimo convento femminile benedettino. Fu soltanto nel Cinquecento che, avendo assunto particolare importanza l’attigua chiesa di S. Lorenzo, il ponte prese il nome che ancora oggi lo contraddistingue.

 

Il monumento venne più volte restaurato ma fu solo nel 1773, quando si fecero dei lavori per abbassare il livello della strada, che il ponte fu messo nuovamente in luce in tutta la sua importanza. Un vero e proprio scavo archeologico venne effettuato soltanto nel 1938, in seguito ai lavori per le fondamenta della nuova ala del Palazzo Centrale dell’Università e in quell’occasione il ponte si rivelò anche nella parte a monte, con il ritmo e le proporzioni già stabilite dal Polcastro e dallo Stratico. Lo scavo in estensione del ponte permise di apprezzare per tutta la lunghezza l’organicità della struttura architettonica, perfettamente conservatasi nel tempo. Si rinvennero elementi decorativi e una lastra di marmo con iscrizione mutila. Tuttavia, pur di fronte ad un monumento di particolare importanza per la storia della città, nel 1959 l’opera di interramento del Naviglio portò alla costruzione della strada, che attualmente prende il nome di Riviera Tito, Livio e al suo interramento.

Il collegamento con un’articolata rete viaria che univa Patavium ai maggiori centri della Venetia e l’esigenza di attraversamento del fiume largo 40-50 metri, sostengono l’ipotesi dell’esistenza intorno all’area urbana di un numero elevato di ponti, dei quali rimangono tracce nei medievali S. Giovanni delle Navi e Tadi e nei moderni Molino e Pontecorvo. i ponti Altinate e S. Lorenzo invece, ora interrati sotto Riviera dei Ponti Romani, sono i soli a noi pervenuti nella struttura antica. Il ponte S. Lorenzo, in particolare, era ubicato all’altezza dell’odierna via S. Francesco, il cui tracciato potrebbe ricalcare quello di un decumano di vitale importanza per la viabilità cittadina. Esso si trovava immediatamente a sud del porto fluviale della città e, quindi, nei pressi dei moli di attracco delle navi e di tutte quelle strutture di carico, scarico e deposito delle merci che erano essenziali e funzionali alle attività portuali.