Sabato tutti a Roma contro il nucleare

I tentativi dei primi giorni volti a minimizzare gli effetti del disastro della centrale nucleare di Fukushima, hanno ormai definitivamente lasciato il posto alla consapevolezza che l’incidente atomico legherà per sempre il nome della città giapponese a quello di Chernobil e Three Miles Island. Infatti, la quantità di radionuclidi rilasciati comporterà gravi effetti nel tempo sulla salute dei giapponesi. Sono già elevati i livelli di contaminazione della catena alimentare e dell’acqua e una leggera nube radioattiva sta persino raggiungendo il nostro paese.

Il governo italiano ora tenta la carta della moratoria per evitare o depontenziare il referendum sul nucleare del 12 giugno, ma solo pochi giorni fa dichiarava inimmaginabile che l’Italia rinunciasse alla reintroduzione del nucleare e tacciava da "sciacalli" quanti, invitavano a rimettere in discussione la scelta del ritorno all’atomo.
Insomma, il partito dell’industria nucleare è evidentemente spiazzato di fronte alla tragedia giapponese, che ha riportato con brutale evidenza il dibattito sulle scelte energetiche ad un punto molto chiaro: il nucleare sicuro non esiste, in nessuna parte del mondo, nemmeno nei Paesi più tecnologicamente avanzati ed efficienti.

Il disastro verificatosi in Giappone costituisce "uno spartiacque nella storia della tecnologia mondiale", ha detto qualche giorno fa  Angela Merkel nell’annunciare la chiusura in Germania di alcuni centrali, decisione che dubito sia avvenuta sull’onda dell’emotività, ed immagino piuttosto legata all’esigenza di tutelare la sicurezza dei propri cittadini, che ogni Stato dovrebbe anteporre agli interessi di lobby e industrie, e alla consapevolezza che la via alternativa alle fonti tradizionali esiste, e si chiama energia rinnovabile.
Il nostro invece è Paese nel quale nel  club "amici dell’atomo" si ritrovano coloro che in teoria sarebbero stati chiamati a svolgere le funzioni  "terze" di Agenzia per la sicurezza: il presidente, noto scienziato ma del tutto ignorante in tema di tecnologia nucleare, vuole dormire con le scorie, un altro componente, un fisico,  il giorno dopo l’incidente si affannava a spiegare che "non era successo niente".


All’arroganza ideologica di chi vuole a tutti i costi una centrale sulle rive dei nostri fiumi o vicino alle nostre coste Legambiente ha sempre opposto la forza dell’evidenza, sia in termini di pericolosità delle centrali stesse che delle scorie, sia fornendo i numeri e le potenzialità enormi delle energie rinnovabili e dell’efficienza energetica contro i costi del nucleare, quelli sì davvero insostenibili. Non a caso tutti i sondaggi confermavano, già ben prima del disastro di Fukushima , che la stragrande maggioranza dei cittadini italiani resta contraria al nucleare.
Questa evidenza, sabato 26 vogliamo portarla – in tantissimi – alla manifestazione che si svolgerà  a Roma – per chiedere che sia tolta la censura del governo e dei media sul referendum sul nucleare, aprendo così la campagna referendaria che il 12 giugno porti al raggiungimento del quorum ed alla vittoria dei si al referendum, impedendo così il ritorno del nucleare in Italia. Dobbiamo essere in tantissimi, partecipa anche tu!

Manifestazione nazionale sabato a Roma contro il nucleare Legambiente organizza la partecipazione da Padova. Il concentramento a Roma è in Piazza della Repubblica alle 14. I  pullman partiranno in mattinata da Padova intorno alle 6 e avranno il costo di 20 euro. Il ritorno è previsto verso mezzanotte l’una. Prenotati all’indirizzo circolo@legambientepadova.it oppure telefonando allo 049/8561212. Seguirà nostra conferma di avvenuta prenotazione in relazione alla disponibilità dei posti con orario e luogo di partenza precisi.

Lucio Passi, Legambiente Padova