Che Padova abbia bisogno di un serio e qualificato centro espositivo e multimediale è più che certo, anzi da lungo lungo tempo le associazioni da una parte e gli intellettuali-artisti dall’altra lo stanno chiedendo a gran voce. Penso però che la cosa possa diventare interessante e diventare una proficua innovazione solo se si superano due scogli notevolmente ingombranti delle abitudini politiche, culturali e amministrative di questa città.
La prima riguarda la partecipazione: su di un progetto del genere il Comune dovrebbe aprire un vero Forum Partecipativo, cui possano concorrere i cittadini che lo desiderano, le menti creative della città e i cittadini organizzati in associazioni. Purtroppo tutte le buone volontà partecipative, le abbiamo viste in questi ultimi anni naufragare, sia perché esiste un assessorato alla partecipazione ma è come se non esistesse, sia perché i suggerimenti partecipativi dei cittadini vengono poi di fatto ignorati (vedi i PAT di quartiere), sia perché i dispositivi stessi della partecipazione che vengono messi in atto sono spesso inadeguati.
La seconda riguarda l’idea stessa di cultura, che a Padova riesce raramente ad essere aperta alle innovazioni, alla creatività vera (che è, ricordiamolo, sempre "rivoluzionaria" nel senso che rimescola e ridefinisce i dati di partenza) e soprattutto all’apertura internazionale.
Sono d’accordissimo con Sergio Lironi sul fatto di dedicare più spazi, attrezzature e risorse ai laboratori (cioè alla possibilità di fare insieme) così come alla libera iniziativa di singoli, gruppi e associazioni (spazi di incontro e di programmazione di attività dal basso) ma mi sembra altrettanto importante pensare un luogo in cui venga garantita la qualità della cultura, sia che si tratti di tradizioni culturali che di multiculture innovative. Mi sembrerebbe però anche molto importante dedicare spazi e risorse alla promozione dell’arte, che significa aiutare gli artisti, fornendo loro degli atelier, delle occasioni di scambio e di visibilità.
Inoltre: importanti sono i luoghi e la loro destinazione ma anche il modo con cui poi vengono gestiti. Troppo spesso abbiamo assistito a Padova (come purtroppo in altre città) a progettualità e destinazione di luoghi pubblici dettate più dalle convenienze politiche ed elettorali che dalla reale preoccupazione di fornire alla città degli spazi di libertà di pensiero e di incontro per i cittadini così come di informazione sulle tendenze innovative della cultura nazionale, europea e internazionale.
Senza nulla togliere all’impegno di alcuni assessori e operatori culturali della città, che sono riusciti ad offrire a Padova, negli anni, delle notevoli e interessanti occasioni, penso sia sull’idea generale del come fare cultura in città che si debba aprire un dibattito e un confronto.
Laura Bettini – Accamaman