Vivere meglio si può. E conviene. Tradizione e hi-tech, parchi e centri di ricerca, turismo e industria innovativa. Il nuovo made in Italy contro il declino. E’ l’eloquente sottotitolo di Soft Economy, il libro scritto a due mani da Antonio Cianciullo, inviato di Repubblica, e Ermete Realacci, presidente onorario di Legambiente e deputato della Margherita.
Pubblicato da Rizzoli, nella collana Bur Futuropassato, con postfazione di Carlo De Benedetti, il libro, come si legge nella quarta di copertina, racconta di un’Italia che ce la fa. Che punta all’eccellenza mettendo insieme l’elettronica avanzata e la qualità del paesaggio, l’innovazione e il patrimonio storico, i centri di ricerca, l’ambiente e i prodotti tipici. Un’Italia che dimostra come “contro il declino economico, contro il degrado dell’ambiente, contro l’impoverimento sociale e il pessimismo, reagire si può”.
In Soft Economy, Cianciullo e Realacci raccontano venticinque storie: da Mandello sul Lario dove si costruiscono gli alberi da regata più sofisticati al mondo a Contessa Entellina in Sicilia dove il vino s’intreccia alla letteratura, passando per l’avamposto tecnologico della nascente Pisa Valley. Storie che dimostrano “che l’Italia -spiegano gli autori – può trasformarsi in un brand di successo, a patto che si costituisca una rete di qualità dal basso, dal territorio, usando l’arma della creatività, della coesione sociale e della valorizzazione della tradizione”.