Aumentare la capacità di accogliere le biciclette presso le stazioni ferroviarie della provincia di Padova per far decollare l’intermodalità Treno+bici. Per questo Legambiente propone la creazione di 1.870 nuovi posti bici a standard distribuiti fra le stazioni a seconda del carico potenziale di utenti. Un investimento – viste le esperienze in altre nazioni – che permette di aumentare dal 50 al 70% il numero di pendolari che si recano in bicicletta in stazione.
E’ questo il dato essenziale del Rapporto sulla ciclabilità che ad inizio marzo ha fotografato le infrastrutture esistenti nelle 19 stazioni ferroviarie poste a raggera intorno al capoluogo.
Chi sceglie il treno per venire a lavorare o studiare in città compie una scelta importante dal punto di vista ecologico perché riduce drasticamente le emissioni di CO2, il principale gas climalterante che contribuisce all’effetto serra per la cui riduzione è stato siglato il Protocollo di Kyoto. Emissioni che in Italia continuano ad aumentare anziché diminuire e per le quali il settore dei trasporti contribuisce per il 45% del totale. Ma il numero di chi sceglie il treno è in percentuale ancora troppo basso. A Padova rappresenta solo il 9%, più basso della media nazionale attestata al 14,8%, mentre i pendolari che scelgono l’auto per arrivare nel nostro capoluogo sono il 75%.
Questa ricerca nasce dunque dall’esigenza di individuare strategie per contrastare lo strapotere dell’automobile nel sistema viabilistico locale e provinciale. Nasce dal bisogno di rafforzare l’alleanza fra mezzi di trasporto alternativi all’auto. In altre parole, è un documento di lavoro che offriamo a RFI, Trenitalia, enti locali e Regione per individuare investimenti a favore dell’intermodalità TRENO+BICI.
L’esperienza in altre nazioni indica che la stazione ferroviaria, anche dei piccoli comuni, è il punto chiave per favorire lo scambio treno+bici negli spostamenti dei pendolari, per un’intermodalità sostenibile che unisce la velocità e la sicurezza della ferrovia con l’elevata capacità di penetrazione nel territorio garantita dalla bici.
Legambiente è andata nelle 20 stazioni che sorgono in provincia di Padova per testare la capacità di accogliere le biciclette, verificando la dotazione di rastrelliere, quante risultano a standard di qualità, cioè coperte e in grado di far assicurare con la catena il telaio della bici per ridurre il rischio furti, quante le bici “costrette” ad essere parcheggiate fuori dagli stalli, ovvero se la domanda supera l’offerta.
Il dato che emerge è inequivocabile – precisano Eleonora Gallina e Catarina Isidoro curatrici della ricerca – escludendo Padova (che merita un discorso a parte), la dotazione complessiva di posti bici nelle 19 stazioni è di 1.320 posti di cui soli 230 a standard (il 17% del totale), che corrisponde ad una media di 12 posti bici standard a località. Infatti sono solo 4 le stazioni (Camposampiero, San Giorgio delle Pertiche, Campodarsego e Vigodarzere) che presentano questo tipo di posti bici.
Ad esempio l’area Termale – Colli ha una dotazione buona di posti bici (su tutte Terme Euganee 290 e Monselice 155) ma sono assenti quelli a standard e troviamo molte biciclette parcheggiate in luoghi impropri ma reputati più sicuri (sono quasi 60 le bici legate a cancelli, pali, ecc. fuori dalle due stazioni). Per questo riteniamo che nelle 5 stazioni dell’area (Abano, Terme Euganee, Battaglia, Monselice ed Este) si debbano collocare complessivamente circa 750 posti a standard, per rispondere alle esigenze attuali e creare nuova domanda.
Trenitalia, RFI e la Provincia hanno dimostrato di essere sensibili a questo tipo di argomenti. C’è interesse ad approfondire sperimentazioni di ciclostazioni laddove i primi dati indichino una necessità di intervenire.
Per ciclostazione si intende un locale dedicato dove si affianchi alla classica attività di deposito anche quelle di noleggio, riparazione, vendita di pezzi di ricambio, possibilità di ricarica per bici elettriche, nonché di punto informativo sulle vocazioni turistiche locali, che presenta quindi margini economici di sostenibilità soprattutto se gestito da associazioni o cooperative. La messa a disposizione di locali di proprietà di RFI che rischiano l’abbandono o il sottoutilizzo può rappresentare ad esempio la strada da cui partire.
L’opportunità di progettare la prima ciclostazione del Veneto, ispirandosi a quella nata ad esempio a San Donato Milanese ci fa dire che è l’area termale il luogo da cui partire. Terme Euganee o Monselice, con il loro vasto agglomerato urbano, la vocazione turistica ed una buona dotazione di fermate di treni sembrano essere le candidate migliori per realizzare una ciclostazione.
La richiesta finale è rivolta alla Regione Veneto che ha progettato la realizzazione del SMFR affinché nelle nuove stazioni a Padova e in cintura urbana, San Lazzaro, San Bellino e Busa di Vigonza (che sostituirà quella di Ponte di Brenta) siano previsti una cospicua dotazione di parcheggi bici a standard.
Andrea Nicolello-Rossi – Vicepresidente Legambiente Padova