Padova deve porsi con chiarezza quale ruolo intenda svolgere e dentro quali dinamiche glocali intenda collocarsi. La scelta è tra lo stare dentro un modello industriale ormai chiaramente obsoleto o collocarsi in prospettive postindustriali oppure, ancora e meglio, in un quadro di assetto biodigitale, ossia mantenersi postindustriali cavalcando i residui ancora redditizi dell’industrialismo. Padova dovrebbe investire sul produttivo a forte connotazione tecnologica e scientifica innovativa in quanto ad oggi la Zip, zona di punta industriale del padovano, non considera tale investimento quale fronte di impegno primario; di conseguenza la risultante della Zip è orientata più sul postindustriale che sul biodigitale. L’opzione per il glocale e il biodigitale non può esprimersi soltanto con le strategie delle singole imprese, occorre piuttosto un forte impegno di squadra e di territorio con l’affermazione non solo di culture e pratiche glocali e biodigitali, ma anche di una urbanistica da società glocale.
Finché la Zip sopravvive dentro un’urbanistica da capannoni, uffici e accatastamento di containers, essa sviluppa una strategia postindustriale, dove il volumetrico, l’invasivo, il macromaterico, l’accatastante di containers rimangono le dinamiche e i fattori determinanti.
Per spostare il baricentro sul glocale e biodigitale la Zip ha bisogno di esprime una politica produttiva della connettività e una urbanistica conseguente supportata da una forte connettività ferroviaria e con il mare, dalla connessione ferrovia/aeroporto e ovviamente da una grande dotazione di strumenti e servizi digitali che facciamo della Zip un pulsante borgo digitale fulcro a se stesso e organizzatore dell’impronta digitale presente nell’intero pianeta con attività padovane coordinate e messe a sistema passando dal solo sistema a filiera territoriale al distretto digitale e glocale. La Zip della connettività glocale abbisogna di una architettura adeguata: il passaggio dalla occupazione di suolo, ormai saturo, ad una ponderata verticalizzazione favorente il profilo del mondo produttivo nanometrico e microprocessurato. Si tratta di < strong>passare dal modello del capannone al modello dei team produttivi a rete che ‘abitano’ non edifici dispersi in orizzontale, ma organizzati in verticalità sostenibili, dove l’architettura si declina insieme per qualità e valorizzazione energetica. la verticalizzazione va utilizzata per liberare suolo e destinarlo a verde e giardini.
La Zip glocale va pensata come luogo di lavoro e di vita attraente. Infatti l’attrattività del luogo di lavoro risponde all’esigenza di abitare in luoghi ambientalmente soddisfacenti, architettonicamente qualificati, con una cura per il paesaggio e per la qualità territoriale complessiva, comprese le dinamiche di convivenza sociale.
La Zip si trova sul margine tra la scelta di un postindustrialismo in dissolvenza verso un declino strisciante oppure sul percorso per uno scenario di produttività glocale ad elevata innovazione tecnologica, architettonica e paesaggistica. E’ il momento delle scelte strategiche.
Gabriele Righetto – Direttivo Legambiente Padova