Un garante per il Pati

Mercoledì prossimo la Commissione Urbanistica del Comune affronterà per la prima volta un tema importantissimo per lo sviluppo del territorio del padovano. Si tratta del cosiddetto PATI – Piano di Assetto del Territorio Intercomunale dell’Area Metropolitana di Padova: un atto che in pratica sostituirà il vecchio PRG. E’ dunque un’occasione importantissima da non sprecare. Ed è un vero banco di prova politico per la Giunta Zanonato: dal PATI capiremo se l’approvazione della variante urbanistica “Riccoboni-Mariani” che il 23 ottobre scorso ha dato via libera all’edificazione di 2 milioni di metri cubi nei residui cunei verdi della città, sia stato solo un “incidente di percorso” dell’amministrazione o se al contrario ne rappresenti l’essenza della sua politica urbanistica.

Perciò un nutrito gruppo di esponenti di spicco di Associazioni padovane ha preso carta e penna e ha fatto prevenire alla Commissione urbanistica, al Sindaco e a vari Assessorati con cui il PATI interagisce (ambiente, mobilità, casa, partecipazione e ovviamente urbanistica) una lettera di raccomandazioni ed osservazioni.

La prima preoccupazione espressa riguarda i temi che non compaiono nel documento di indirizzo circolato in questi giorni. Non risultano compresi né quello relativo agli insediamenti residenziali, né quello relativo alla tutela del paesaggio e alla valorizzazione dei territori agricoli ed in particolare dell’agricoltura periurbana.
Ma ciò che proprio è del tutto assente nel Documento preliminare è la definizione del ruolo e delle forme della partecipazione. Sembra quasi che l’elaborazione del PATI sia una questione riservata agli amministratori ed ai tecnici attraverso intese ed accordi di vertice. Eppure il PATI dovrebbe in primo luogo definire una visione condivisa dei destini economici e sociali, oltre che urbanistici, della Grande Padova, il suo ruolo nell’economia globale; dovrebbe definire gli obiettivi vitali da perseguire nel governo complessivo della società e del territorio.
E’ una questione di democrazia, ma non solo, perché non vi è dubbio che solo promuovendo un’ampia informazione e partecipazione dei cittadini sarà possibile mettere al centro del dibattito e della pianificazione le questioni dello sviluppo sostenibile della nostra comunità, infrangendo le molte resistenze ed i molti veti incrociati oggi esercitati da alcuni amministratori locali incapaci di una visione che vada al di là degli interessi contingenti localistici e di parte. Per questo i firmatari chiedono anche venga da subito formalmente nominato – così come previsto in altre realtà locali – un “Garante dell’informazione”, che dovrà assicurare a chiunque la conoscenza tempestiva degli argomenti in discussione, e favorisca la partecipazione.

Di seguito il testo integrale della lettera

Piano di Assetto del Territorio Intercomunale dell’Area Metropolitana di Padova
Tematiche e iter partecipativo

Raccomandazioni e osservazioni a cura di:
Sergio Lironi – Legambiente; Luisa Calimani – “Rete degli architetti ed urbanisti "Città amica"; Ilario Simonaggio – CGIL; Paolo Schiavon – Legacoop Veneto; Filippo Zaccaria – La Biolca; Luigi Vendramin – Amici della Bicicletta; Marina Bastianello – ARCI Nuova Associazione; Silvano Cogo – Zattera Urbana – Associazione Cooperazione allo Sviluppo; Paolo Pastore – Fartrade Italia; Titti Panajotti – Italia Nostra; Gianni Sandon – Comitato Difesa Colli Euganei

Sono stati resi noti in questi giorni il Documento Preliminare e lo Schema di Accordo di Pianificazione concordati dalla Provincia e da 17 Comuni per avviare gli studi relativi al PATI, ovvero al Piano di Assetto del Territorio Intercomunale dell’Area Metropolitana di Padova (quello che altre Regioni definiscono come Piano Strategico, preliminare al Piano degli Interventi o “Piano del Sindaco”, che sostituirà il vecchio PRG). Preso atto delle notevoli difficoltà d’ordine politico e tecnico che avrebbe comportato una integrale unificazione degli strumenti urbanistici dei diversi comuni, l’Accordo raggiunto limita le future scelte strategiche di assetto programmatico del PATI ad alcuni tematismi, tra i quali in particolare: il sistema ambientale, la difesa del suolo, i servizi a scala sovracomunale, il sistema infrastrutturale e della mobilità, i nuovi insediamenti produttivi, commerciali e direzionali, le fonti di energia rinnovabili.

Si tratta senza dubbio di un primo positivo passo in direzione di una più organica visione del territorio e della pianificazione, che risponde alla constatazione del fatto che gran parte dei problemi della nostra città (da quelli del risparmio del territorio, della salvaguardia dell’ambiente e dei più generali equilibri ecosistemici a quelli della mobilità, da quelli di una più equa e razionale distribuzione dei servizi e delle opportunità di lavoro a quelli della riduzione dei consumi energetici) possono oggi realisticamente essere affrontati solo a questa scala territoriale.

Ciò premesso e ricordato come in realtà il Documento Preliminare non entri nel merito delle questioni, limitandosi ad enunciare i temi su cui avviare nei prossimi mesi la discussione, vorremmo evidenziare da subito alcuni aspetti che risultano carenti o del tutto assenti.

Un primo aspetto riguarda i tematismi, tra i quali non risultano compresi né quello relativo agli insediamenti residenziali, né quello relativo alla tutela del paesaggio e alla valorizzazione dei territori agricoli ed in particolare dell’agricoltura periurbana.

Da parte di tutti – compresi gli estensori della nuova legge urbanistica regionale – si è giustamente denunciato l’incredibile frammentazione e disseminazione dell’attività edilizia degli ultimi decenni, che occupa a “pelle di leopardo” sempre più vaste estensioni di territorio, obbliga all’uso dell’auto privata, non consente la sperimentazione di progetti significativi di habitat ecologici. Il tema dell’abitare e della qualità dell’abitare deve dunque rientrare tra gli obiettivi prioritari della pianificazione intercomunale, anche perché le scelte localizzative relative alle infrastrutture di trasporto, alla residenza, ai servizi ed ai luoghi di lavoro devono necessariamente far parte di un unico disegno strategico di trasformazione territoriale. Solo concentrando gli interventi in poche aree, servite dal trasporto collettivo ed integrate con il sistema dei servizi, sarà possibile seguire l’esempio di altre città europee che nello scorso decennio hanno realizzato, attraverso operazioni di recupero urbano e con limitata occupazione di nuovi territori, quartieri vivibili, socialmente integrati e prossimi all’autosufficienza dal punto di vista energetico e dell’uso delle risorse idriche.

La nuova urbanistica a scala intercomunale non potrà d’altra parte prescindere dalla tutela del paesaggio e valorizzazione delle valenze agricole del territorio periurbano, oggi soggetto – per le ragioni dette e per il diffondersi di crescenti attese speculative – ad un grave processo di erosione e di abbandono. La salvaguardia della continuità ed integrità del territorio periurbano utilizzato a fini agricoli (connessa alla previsione di incentivi finalizzati all’adozione delle tecnologie proprie dell’agricoltura biologica) risulta oggi di fondamentale importanza non solo per evidenti ragioni ambientali e paesaggistiche, ma anche per più generali ragioni d’ordine ecologico ed economico, per favorire le produzioni tipiche locali (da sostenere ad esempio con la formazione di fattorie didattiche, mercatini rionali, gruppi di acquisto,…) e per promuovere la riconversione verso la produzione di biomasse utilizzabili per gli impianti di cogenerazione e teleriscaldamento urbano e per i mezzi di trasporto, quali energie rinnovabili alternative ai derivati del petrolio.

Ciò che proprio è del tutto assente nel Documento preliminare è la definizione del ruolo e delle forme della partecipazione. Sembra quasi che l’elaborazione del PATI sia una questione riservata agli amministratori ed ai tecnici attraverso intese ed accordi di vertice. Eppure il PATI dovrebbe in primo luogo definire una visione condivisa dei destini economici e sociali, oltre che urbanistici, della Grande Padova, il suo ruolo nell’economia globale; dovrebbe definire gli obiettivi vitali da perseguire nel governo complessivo della società e del territorio. E’ d’altra parte la stessa Legge Urbanistica regionale che indica come essenziale per la formazione dei nuovi strumenti di pianificazione territoriale il coinvolgimento dei cittadini, delle rappresentanze economico-sociali e delle associazioni ambientaliste (art. 2, comma 2 della Legge n. 11/2004). E’ una questione di democrazia, ma non solo, perché non vi è dubbio che solo promuovendo un’ampia informazione e partecipazione dei cittadini sarà possibile mettere al centro del dibattito e della pianificazione le questioni dello sviluppo sostenibile della nostra comunità, infrangendo le molte resistenze ed i molti veti incrociati oggi esercitati da alcuni amministratori locali incapaci di una visione che vada al di là degli interessi contingenti localistici e di parte.

Per questo riteniamo assolutamente necessario che il Documento Programmatico venga integrato con una chiara definizione dei tempi e delle modalità del processo partecipativo e chiediamo che venga da subito formalmente nominato – così come previsto in altre realtà locali – un “Garante dell’informazione”, che dovrà assicurare a chiunque la conoscenza tempestiva degli argomenti in discussione, delle scelte da deliberare e dei relativi supporti conoscitivi, adottando – anche con il coinvolgimento di Agenda 21 – le forme più idonee per favorire la partecipazione dei cittadini singoli ed associati.