Il «contratto per studenti universitari» è uno dei patti di locazione a canone concordato previsti dalla legge. A differenza del normale contratto abitativo, che dura 4 anni + 4, il contratto per studenti ha una durata variabile da 6 mesi a 3 anni, a seconda delle esigenze dello studente e del proprietario. Il canone d’affitto è calcolato automaticamente secondo le tabelle previste dell’accordo territoriale: a seconda della posizione e delle caratteristiche dell’appartamento, si calcola un affitto equo. In cambio, il proprietario ha una riduzione del 30% sull’imposta di registro e paga l’Irpef solo sul 59,5% del canone annuo invece che sull’intera somma incassata. Insomma, converrebbe a entrambi: lo studente paga un affitto più basso e ha la durata che preferisce, il proprietario versa meno tasse.
Eppure sono ancora pochi i contratti di questo tipo stipulati e registrati a Padova. Una parte della colpa è di alcuni proprietari, che di fatto preferiscono affittare in nero, anche se i controlli della Guardia di Finanza stanno aumentando. Ma spesso ciò che manca è una corretta informazione sui contenuti dell’accordo e sulle clausole del contratto.
Proprio su questo punto ha spinto in particolare l’Asu, che ha ottenuto da Esu e Università l’impegno di unirsi al Comune nella promozione di questa forma di contratto concordato, con apposite campagne di informazione.
Il grande nemico di ogni operazione sulla casa resta però il nero: proprio per questo sono stati inseriti nelle tabelle correttivi e aggiustamenti per favorire i proprietari di appartamenti sotto i 60 metri quadri, solitamente i più tentati dalle locazioni in nero. Rimarranno inalterati, d’altra parte, i canoni per gli appartamenti medi e grandi, come richiesto dalle associazioni degli studenti e degli inquilini.
Dal punto di vista politico risulta particolarmente importante l’unificazione delle tabelle per il calcolo del canone, che riguardino gli studenti fuori sede o le famiglie residenti a Padova. Un passo in più perché non esistano padovani di serie A e di serie B, e perché gli studenti vengano sempre più considerati cittadini a tutti gli effetti di questa città, con tutti i diritti (e i doveri) che ne conseguono.
Lorenzo Zamponi – Associazione Studenti Universitari