Basta un colpo d’occhio ai colori delle carte per trovare la conferma di questa impostazione. L’Alta è disseminata esclusivamente di grandi cerchi blu: sono i poli produttivi "da confermare e riqualificare". Nella Bassa i cerchi sono solo rossi (salvo il caso di Este): indicano i poli produttivi "da potenziare". Sono indicati anche due grandi cerchi azzurri che stando alla legenda della tavola sono da considerare "nuovi poli produttivi", ma stando alle Norme di attuazione (dove non si trova questa dizione) sono più precisamente un "nuovo polo per la logistica" quello di Vescovana-Boara-Stanghella, mentre l’altro, attorno a Piacenza d’Adige, non si sa, non è nominato in nessun articolo. Uno dei tanti casi di ambiguità di cui sono ricche le Norme.
Le previsioni per la nuova viabilità supportano questa impostazione di sviluppo. Oltre alle due grandi arterie, la nuova Pirubi e la nuova statale 10 (che si incrociano a S.Margherita d’Adige), la maglia è infittita dall’altro nuovo collegamento orizzontale Boara-Piacenza d’Adige, e da almeno una decina di collegamenti nord-sud da Montagnana a Conselve: dalla nuova complanare all’autostrada PD-BO, alla Bagnoli-Conselve-Legnaro, all’Ospedaletto- Piacenza d’Adige.
Un vero tsunami, ma a dar retta alla Provincia dovrebbe trattarsi di un’ondata benefica, controllata, gestita con criteri nuovi rispetto al passato. Difficile crederci, anche senza aspettare riscontri pratici. Le contraddizioni ci sono già, clamorose, nel Piano stesso. Una per tutte. Tra le finalità portanti del Piano, proprio per invertire rotta rispetto al passato, dovrebbe esserci quella, condividibile, di "privilegiare l’uso del trasporto pubblico in specie su ferro". Ma come viene tradotta questa finalità per la Bassa, cioè per l’area investita dal più impetuoso sviluppo? Con un interesse pari a zero per la strategica ferrovia che attraversa la Bassa! Si introduce però la stravagante prescrizione che le "attività/funzioni fortemente generatrici di traffico quali attrezzature commerciali, sanitarie, sportive, formative, etc. devono essere accessibili tramite servizio pubblico, in specie quello su ferro e quindi ubicate […] a distanza non superiore a ml 500 dalle stazioni ferroviarie". Come crederci?
Anche l’impegno a "frenare la tendenza alla dispersione indifferenziata" degli insediamenti sembra solo una finalità da esibire sulla carta. Nessuna regola viene introdotta per lo sviluppo residenziale. Ogni Comune è libero di attuare gli sviluppi già previsti nel suo PRG, anche per le aree produttive (e solo questo comporta milioni di mq di nuove espansioni). Ogni Comune può anzi prevedere ulteriori incrementi del 5%. Solo per gli ampliamenti superiori è previsto che vengano concentrati nei poli principali, ma non mancano certo le possibilità di derogare.
E l’altra finalità per cui il Piano dovrebbe favorire l’"agglomerazione" dei centri, contrastandone la saldatura? Forse per non rendere troppo evidente la contraddizione si è preferito non indicare (impossibile pensare a una "dimenticanza") il nuovo ospedale tra Este e Monselice, un insediamento di cui è inutile sottolineare le enormi conseguenze nel territorio anche proprio nella direzione della "saldatura" tra i due centri di Este e Monselice, destinati a diventare un’unica conurbazione.
Può bastare, crediamo, anche senza tirare in ballo le tre cementerie, le discariche, i centri commerciali … Solo un’ultima annotazione, di carattere generale.
Il Piano, viene ribadito in tutte le salse, è solo un piano di "indirizzi". A esplicitare questi indirizzi saranno i Piani di Assetto Territoriale Intercomunale (i famosi PATI), uno per ciascuno dei 9 "ambiti omogenei per la pianificazione coordinata" previsti dal Piano Provinciale (chi ricorda i 9 "comprensori" istituiti nel ’75 e abrogati nell’85?).
Ma lo stesso PTCP prevede anche 11 "ambiti di pianificazione coordinata", del tutto diversi dai precedenti 9 ambiti dei PATI e prevede ancora, recependoli dalla Regione in applicazione del decreto Urbani, 14 "ambiti ottimali di pianificazione coordinata del paesaggio" a loro volta, ovviamente, diversi dai precedenti. Quello dei Colli, per fare un esempio, si spinge fino a comprendere S. Piero Viminario, ma lascia fuori Este e tutta l’area dei monti Cero e Castello!
Ma si può discutere seriamente in questi termini?
E pensare che è dalla fine della guerra che aspettiamo una pianificazione sovracomunale!
Gianni Sandon, Comitato Difesa Colli Euganei