Ancora 72 ore per firmare la petizione 1million4disability

E’ una mobilitazione in tutti e 25 gli stati dell’unione europea per garantire la non discriminazione, per l’eguaglianza delle opportunità, per l’integrazione sociale in tutti gli ambiti della vita. Perchè la disabilità è prima di tutto una questione di Diritti Umani e quindi è un argomento universale, che riguarda tutti noi.
Ma è anche una questione di numeri. In Europa la maggioranza dei bambini con disabilità non hanno pari opportunità di accesso all’istruzione. "Le nostre fonti di reddito sono costituite molto più spesso da sussidi statali che non da stipendi di lavoro. Siamo esposti a tassi di disoccupazione doppi rispetto alle persone non disabili. Viviamo in un ambiente inaccessibile, nonostante rappresentiamo, insieme alle persone con temporanea mobilità ridotta, il 40% della popolazione. Tra le persone con disabilità, una su due non ha mai partecipato ad attività ricreative, culturali o sportive, e non ha mai avuto accesso a teatri, cinema, concerti, biblioteche. Dobbiamo continuamente affrontare l’isolamento e il pregiudizio. Ci sono più di 200.000 persone con disabilità obbligate a vivere in istituzioni chiuse, senza il diritto di fare delle scelte sulla propria vita e private dei pi&ugra ve; fondamentali diritti umani".
Istruzione per tutti in ambienti inclusivi, pari trattamento nell’impiego, vivere indipendentemente nella comunità sociale e poter scegliere rispetto alla propria vita, accesso alla sanità, ai servizi, alla tutela giuridica, alla cultura tempo libero e sport, al trasporto e infrastrutture pubbliche, all’informazione, devono essere alla base di una legislazione europea sulla non discriminazione, per cancellarla dalla storia e rimuovere le barriere ancora esistenti.
Colleghiamoci al sito 1million4disability: una firma per prendere posizione.
In Italia la mobilitazione si conclude idealmente con gli Stati Generali della FISH “Welfare e democrazia: tra partecipazione e esclusione” del 5 e 6 ottobre a Roma, un’occasione offerta “alla politica, alle organizzazioni della società civile e alle reti formali e informali che costituiscono il movimento delle p.c.d. per formulare ipotesi concrete, per co-progettare il cambiamento, per essere protagonisti a pieno titolo delle scelte che riguardano le persone con disabilità e le loro famiglie”.