Cantiere della sinistra, l’ambiente è una priorità ?

Intervista a Gianni Tamino
Caro Gianni, sei stato uno degli esponenti di spicco dei Verdi del Veneto, negli anni novanta prima parlamentare italiano e poi europeo fino al 1999. Poi nell’ultimo decennio ti sei occupato in qualità di biologo e docente universitario di biotecnologie e annessi rischi per la salute e nell’agricoltura. Oggi sei impegnato nel cantiere della Sinistra padovana, perché?

Negli ultimi anni non mi sono più riconosciuto nel modo di far politica dei Verdi in particolare e dei Partiti in generale. Per questo ho privilegiato il mio impegno all’interno di movimenti, come quello contro gli OGM, contro gli inceneritori, per una diversa politica energetica ecc. E’ fondamentale far crescere una coscienza critica sui temi ambientali. Tuttavia questi movimenti, che esprimono una domanda di partecipazione nella vita politica italiana, si sono spesso scontrati con una realtà istituzionale sorda rispetto alle loro legittime richieste. Per questo credo che le forze politiche che oggi dichiarano un sostegno a questi movimenti devono da un lato realizzare una reale unità tra loro, ma soprattutto devono aprirsi alla partecipazione di soggetti presenti nel territorio, impegnati sui temi dell’ambiente, della pace, della solidarietà, della lotta al precariato, per condizioni di lavoro più umane.

Il “cantiere” partito concretamente nelle settimane scorse a Padova mi sembra in anticipo sulle dinamiche un po’ ingessate che a livello nazionale stanno rallentando il processo di incontro/discussione/fusione fra i soggetti politici a sinistra del PD. Che obiettivi politici ha il “cantiere” padovano e come fate affinché le porte risultino aperte per i singoli cittadini o per movimenti ed associazioni che ne fossero interessati?
A Padova già da alcuni mesi il processo è partito “dal basso”, pur con l’appoggio delle forze politiche a sinistra del PD, e nelle settimane scorse abbiamo presentato alla stampa, all’opinione pubblica e alle altre forze politiche il “cantiere”. Il tentativo ambizioso è di coinvolgere non solo strutture politiche già organizzate, ma soggettività diffuse, impegnate con la propria attiva partecipazione a rendere Padova più vivibile. Queste realtà, costituite da singole persone o da movimenti, avevano sperato dopo le elezioni in un cambiamento della gestione della città, speranza in gran parte andata delusa. Per questo io penso che se il cantiere coinvolgesse solo le segreterie dei partiti non risponderebbe a tali esigenze e sarebbe un’ulteriore delusione.

Quali sono i temi che avete individuato come prioritari e sui quali cercate una sintesi e degli approfondimenti?
Siamo partiti subito con gruppi di lavoro, aperti a tutti i cittadini interessati, per trovare la massima unità su temi concreti, come il lavoro, l’ambiente, la sanità, la cultura, le relazioni in città e la legalità, i diritti e la laicità, ecc

Fra i temi dell’elaborazione manca la partecipazione che, al di là di come è stata (mal)gestita da questa A.C., per il terzo settore continua a rappresentare una pratica politica di buon governo. Come mai?
Credo che la partecipazione debba permeare tutti i gruppi e non essere relegata ad un gruppo specifico. E’ la domanda di partecipazione che ha maggiormente caratterizzato il nostro progetto e la mancata risposta a questa esigenza è uno dei limiti maggiori dell’amministrazione cittadina.

Una parte della sinistra, anche recentemente, ha interpretato la sostenibilità ambientale come antitetica al lavoro, ponendo le due questioni come contrapposte. Per noi ambientalisti è sempre stata una falsa contrapposizione, ma si può dire definitivamente superata?
Non credo che questa, per me falsa, contrapposizione sia del tutto superata nella sinistra, ma scopo del cantiere è anche mettere a confronto punti di vista differenti, per realizzare il superamento di visioni ormai legate a concezioni del passato. Mi auguro che i gruppi di lavoro sui temi dell’ambiente e del lavoro prevedano momenti di discussione e di progettualità comuni, a partire ad esempio dall’insostenibilità di alcune produzioni industriali.

Solidarietà sociale con i più deboli, colpendo gli sfruttatori (le mafie, i racket, i malavitosi organizzati, ecc.). Un modo classico di trattare il problema della “marginalità” a sinistra che sembra essere stato dimenticato da alcune amministrazioni di centro-sinistra. Ma come praticarlo in una società che percepisce sempre più la propria insicurezza?
Anche nelle giunte di centro-sinistra si privilegia “l’emergenza sicurezza”, intesa come repressione del diverso, del lavavetri, del piccolo spacciatore, ecc. senza avere capacità o volontà di colpire racket e mafie. Certamente i temi della sicurezza e della legalità devono essere affrontati, ma mai disgiunti da quelli della solidarietà e dell’accoglienza. Ma sicurezza è anche quella sui posti di lavoro, nell’ambiente, negli alimenti, di lavoro non precario. Una città veramente a misura d’uomo è il miglior modo per garantire sicurezza in tutti i sensi.

a cura di A.N.R.