Cara Legambiente come ti vorrei

Nel sito di Legambiente Padova potrete leggere per esteso le 12 risposte al quesito “Cara Legambiente come ti vorrei …” rivolte ad amici, interlocutori e compagni di viaggio con cui in questa città ci siamo confronti, e qualche volta anche scontrati, sui temi delle sviluppo sostenibile. Un gioco di società in vista del VIII congresso nazionale di Legambiente che si apre a Roma domani venerdì 7 dal titolo "Un nuovo ambientalismo per un altro progresso – fermare i mutamenti climatici, umanizzare l’economia e lo sviluppo, socializzare la conoscenza, valorizzare e mettere in rete le identità territoriali", che si è rivelato utile per chi fa l’associazione per vedersi allo specchio, per capire quale immagine ci viene restituita.

Per chi scrive la parte più interessante è senz’altro quella dei cosiddetti difetti, dove fra le 12 sollecitazioni credo si possano ritrovare almeno due filoni ricorrenti.

Il primo è quello della scarsa (o quanto meno migliorabile) capacità di fare relazioni. In modi differenti ce lo dice Ilario Simonaggio scrivendo che “serve qualche volta socializzare di più e fare un lavoro che coinvolga ed impegni di più”, Paolo Pastore con “altro problema è la capacità di relazione con tutti gli stakeholders sul territorio”, Donatella Gasperi descrivendo un “senso dell’appartenenza che in qualche occasione diventa troppo forte” e Matteo Mascia che parla di “autoreferenzialità che caratterizza spesso l’agire di Legambiente e che ne limita la capacità di confronto e di apertura con altre realtà” fino a Ernesto Ginestri che lo tematizza rispetto alla capacità di coinvolgere i più giovani “cr eando collaborazioni più intense con altri gruppi e associazioni”. Paradossalmente è un tema molto caro a Legambiente, sia padovana che nazionale. Tanto che all’indomani dell’ultima edizione di Puliamo il mondo durante la quale abbiamo portato in Prato della Valle quasi 30 associazioni sul tema del riuso e del riciclo, abbiamo posto come tema centrale del congresso locale quello di saper fare alleanze, saperci contaminare reciprocamente per “uscire dalla discontinuità” (Giuliana Beltrame) e finalizzare dei risultati.

Di questo limite siamo consapevoli tanto che le ultime 4 cartelle delle testi nazionali hanno come titolo Fuori dalla riserva: autonomia, alleanze e contaminazioni. Fra l’altro si legge: “l’ambientalismo, più di altre culture politiche, non è autosufficiente come movente sociale per riformare alla radice le politiche, perché da solo mobilita più per la difesa che per il cambiamento. Perciò fare rete e costruire alleanze sono momenti ineludibili e decisivi della nostra strategia associativa per agganciare interessi fuori di noi che possono trarre convenienze dai cambiamenti che proponiamo”.

Un’interessante sollecitazione in questo senso è quella di Alessandro Lion che nel suo paradosso ipotizza che tanto più Legambiente è forte tanto più molti pensano di poter delegare a questa organizzazione le soluzioni, che sono invece da trovate in rete e con nuovi protagonismi (“Ci viene comodo consegnare a Legambiente un compito che è di noi cittadini”).

Costruiamo insieme una nuova stagione di alleanze senza negare però che la riforma ecologica, come ogni grande cambiamento, si basa su nuove priorità, penalizza interessi consolidati e ridistribuisce vantaggi e che quindi non trova per forza tutti d’accordo.

Il secondo filone dei difetti, in questa mia ricostruzione per temi, è quella di una critica più politica, legata alla “difficoltà di mettere in discussione il modello di sviluppo dominante” (Gianni Ballestrin), di essere un po’ meno "equidistanti" nella politica locale, un po’ più presenti sul terreno dei diritti e del sociale (Aurora D’Agostino) e di volerci “un po’ più critical mass (…) un po’ più associazione "movimentata" e addirittura aggressiva” (Ernesto Milanesi).

Questo tipo di critiche mi pare di poter sostenere dipendano molto dagli occhiali con cui si osservano i fenomeni, prova ne sia che fra i pregi indicati da molti spiccano queste stesse argomentazioni: autonomia, non far sconti a nessuno, progettualità locale che sa intrecciarsi con problematiche globali tanto che con Legambiente non si corre il rischio che difendendo l’ambiente “si manda in mona el moro, e tutti i poveri de sta terra” (Silvano Cogo).

Ma quella che ho fornito non è altro che una delle possibili chiavi di lettura dei 12 contributi giunti in redazione. Vi invito pertanto a leggerli nella versione integrale. Così per ognuno troverete il sito dell’associazione, gruppo o partito di appartenenza per poter conoscere idee, progetti, lavori, un modo semplice per ringraziare chi ha trovato il tempo di rispondere al quesito di Legambiente e per ribadire che Ecopolis è newsletter di servizio e dibattito.

Andrea Nicolello-Rossi – vicePresidente Legambiente Padova