Come uscire dai lacci della convenzione

Il convegno di sabato scorso all’Accademia Galileiana ha introdotto alcune novità che meritano di essere approfondite.

Innanzitutto è emerso che, anche in seno alla stessa maggioranza, esistono forti perplessità sul progetto di recupero del Frontone dell’ex Foro Boario e sulla realizzazione del parcheggio interrato. Lo stesso vice sindaco Ivo Rossi ha assunto in merito una posizione più cauta, affermando che qualora la società, a cui è stato affidato l’intervento in piazza Rabin, non dovesse ottenere il parere favorevole della Soprintendenza, il progetto spirerà per colpa del concessionario.

È questa, però, una posizione attendista e poco coraggiosa che, a fronte del largo dissenso emerso da parte non solo delle associazioni, ma anche di buona parte del mondo politico e culturale padovano, ci sentiamo di non condividere.

Il comune receda dal progetto, quanto meno per quanto riguarda il parcheggio in struttura che rappresenta un vero vulnus per l’area monumentale del Prato della Valle. Quest’opera, infatti, condannerà l’intera area al traffico di attraversamento per tutta la durata della concessione, che si stima in più di 50 anni, renderà impossibile la riapertura del canale Alicorno e la ricucitura dell’ex Foro Boario con il complesso di Santa Giustina, segregando così la Basilica rispetto al Prà, deturperà, infine, l’area monumentale in quanto i parcheggi interrati hanno sempre danneggiato pesantemente, e mai nobilitato, i siti che li hanno ospitati.

Esistono, è vero, a complicare le cose, le penali previste dalla convenzione (già firmata) nel caso di inadempienza da parte del comune. L’art 18, infatti, prevede che nel caso di risoluzione o revoca della concessione da parte dell’ente, questo dovrà corrispondere alla società oltre all’importo delle spese da questa già sostenute anche un indennizzo, per il mancato guadagno, pari al 10% del valore delle opere ancora da eseguire. Tenendo conto di quanto già speso per il progetto e per le indagini archeologiche e che l’appalto è di circa 15 milioni di euro, l’indennizzo dovrebbe aggirarsi sui 2 milioni. Ma questo non deve scoraggiare il comune, in quanto anche il concessionario ha buone ragioni per riconsiderare il progetto. Oltre al rischio rappresentato dal parere della Soprintendenza ai Beni Culturali, esiste, infatti, anche quello legato al parere della Soprintendenza Archeologica che, nel caso di ritrovamento di reperti importanti, potrebbe perfino decretare l’inedificabilità dell’area.

Un nuovo accordo con il privato, che salvi l’integrità dell’area monumentale senza danno economico per il comune e tuteli la società concessionaria, è quindi possibile. Il comune potrebbe, ad esempio, confermare il recupero del Frontone dell’ex Foro Boario, che in realtà versa in un evidente stato di degrado, ed affidare, come indennizzo per la mancata realizzazione del park interrato, la gestione alla società di un immobile o di un servizio pubblico (soluzione prevista dalla convenzione). Ovviamente il recupero del Frontone dovrebbe avvenire nel pieno rispetto del parere della Soprintendenza. Per quanto riguarda il servizio pubblico, questo potrebbe essere rappresentato dalla gestione temporanea del parcheggio a raso oggi esistente in piazza Rabin, magari rilocalizzato al fine di recuperare spazi a verde attrezzati per l’incontro e la sosta di cittadini e turisti (vedasi l’articolo di Sergio Lironi, qui pubblicato).

Gli introiti dell’esercizio del parcheggio a raso in piazza Rabin da parte di APS ammontano a quasi 600.000 euro all’anno. Si può quindi stimare che l’auspicabile accordo con il concessionario possa concretizzarsi con reciproco vantaggio. Il comune, però, deve avere l’avvertenza di prevedere che l’affidamento della gestione temporanea del parcheggio sia compatibile con l’obiettivo di liberare dal traffico l’area del Prà, quando sarà stato sufficientemente potenziato il servizio di trasporto pubblico.

Come detto l’accordo è possibile. Il comune dimostri di avere a cuore il recupero integrale dei suoi monumenti, facendo una scelta coraggiosa. Fermarsi e fare un passo indietro per nobili motivi è un atto apprezzabile. Se invece si vorrà procedere a tutti i costi, recando un danno irreparabile all’area monumentale del Prà, i padovani non lo perdoneranno.

Lorenzo Cabrelle – direttivo Legambiente Padova