Con gli immigrati costruiamo nuove grandi opere di civiltà

“Nessuno vieterà alla commissione di rappresentanza dei migranti istituita dal Comune di affrontare anche temi generali come qualsiasi altro cittadino indigeno – esordisce Cogo – il vero problema è che i consiglieri che si insedieranno nelle varie commissioni non avranno diritto di voto. A Padova siamo in un momento particolare perché stiamo uscendo dal problema di Via Anelli. Infatti, ora che questo annoso problema è risolto, dobbiamo farlo diventare una metafora positiva: perché se si è riusciti a superare una simile situazione – continua Cogo – significa che ci sono le energie per creare nuovi ponti e nuove strade, oltre che rafforzare quelli esistenti. La commissione, questo embrione di rappresentanza, deve diventare uno strumento per queste nuove grandi opere civiche”.
Cogo porta poi degli esempi: “Nei i quartieri potrebbero formarsi dei gruppi misti di giovani e anziani, italiani e non, che creino dei momenti di confronto e conoscenza interni ed esterni al gruppo: per esempio la comunità nigeriana potrebbe spiegare perché i nigeriani scappano dal loro Paese; oppure si potrebbe parlare delle migrazioni ecologiche. Questo si che sarebbe un sano scontro di civiltà. L’immigrazione – prosegue l’operatore sociale – viene spesso definita come una risorsa, ma bisogna spiegare anche perché. Prima di tutto va infatti detto che le comunità straniere, in particolare quelle africane, hanno un alto senso della relazionalità: e questo non può che essere utile in una società con vasti problemi dal punto di vista relazionale. Gli immigrati, per esempio, hanno una grande considerazione per gli anziani, come noi prima dell’industrializzazione, mentre oggi in Italia il rispetto per gli anziani è un atteggiamento esclusivamente clinico, strutturale”.
Infine per Silvano Cogo l’immigrazione: “Deve essere vista anche come occasione di sviluppo dei Paesi di provenienza delle comunità straniere. Un lavoratore migrante che qui ha acquisito o perfezionato una professionalità, dovrebbe aver la possibilità di andare in un luogo, come la camera di commercio o le associazione di industriali, dove, insieme alle ONG, venga valutata la fattibilità di progetti in cui questi lavoratori possano aprire un’attività nel proprio Paese, magari utilizzando dei macchinari che qui in Italia sono abbandonati. E’ però ovvio che per fare questo la nuova legge sull’immigrazione deve sancire che i contributi vengano assegnati anche ai lavoratori che decidono di tornare nel proprio Paese, come prevedeva la Turco-Napolitano”.
Cogo conclude chiedendo: “Un intervento delle associazioni di categoria per moralizzare il mercato: accade infatti che alcune forze economiche rappresentano anche imprese che danno in subappalto lavori a corpo a imprese artigiane di immigrati, che a conti fatti lavorano a 7 – 8 € l’ora tutto compreso. E’ lo stesso meccanismo che accade quando criminalizziamo lo spacciatore straniero dimenticando che chi compra la droga è italiano, come italiani sono i clienti delle prostitute, alle quali però addossiamo le colpe della prostituzione solo perché sono straniere”.

Andrea Ragona