Il clima sta cambiando e non è una buona notizia. Per circa duecento anni abbiamo bruciato ingenti quantità di combustibili fossili causando l’aumento incontrollato dell’effetto serra e il surriscaldamento del pianeta.
A ribadirlo, se mai fosse ancora necessario, ci ha pensato ieri la conferenza nazionale sul clima. E i dati scientifici dimostrano anche che le conseguenze sul clima del nostro modello di sviluppo sono e saranno sempre più disastrose.
I paesi ricchi e industrializzati rappresentano meno del 20% della popolazione mondiale e consumano oltre il 60% dell’energia prodotta; le ricadute ambientali più catastrofiche di questo squilibrio si fanno sentire nei paesi più poveri del Sud del mondo.
L’intreccio strettissimo tra cambiamenti climatici e sottosviluppo è evidente se si considera che sono le popolazioni più vulnerabili, la cui vita si basa su un’agricoltura di sussistenza, a subire maggiormente gli effetti economici, sociali, sanitari della desertificazione e del moltiplicarsi degli eventi meteorologici estremi. Nei prossimi anni 135 milioni di persone rischiano di diventare profughi per cause ambientali: penuria di acqua, aumento delle malattie, innalzamento del livello del mare, desertificazione. Si calcola che attualmente gli ecoprofughi ammontino a 19,2 milioni e una ricerca della Croce Rossa mostra che è maggiore il numero di persone che si sposta per disastri ambientali che per la guerra.
Anche l`Italia, è coinvolta da un aumento di eventi meteorologici straordinari, e dall´aumento medio della temperatura. Ma l´intensità di tali fenomeni dipenderà da quanto saranno tempestive le azioni per ridurre i gas a effetto serra. Non è troppo tardi per intervenire. Le soluzioni ci sono, e sono tutt´altro che futuribili: risparmio energetico, fonti pulite come il solare e l´eolico, meno trasporto su gomma, ridurre e qualificare lìespansione edilizia, ricerca su nuove tecnologie energetiche.
Su questa strada anche le città debbono fare la loro parte, finalizzando le politiche urbane alla riduzione della produzione di emissioni, (dirette o indirette) di anidride carbonica e degli altri gas serra. Padova dovrebbe tragliare 263.000 tonnellate di Co2 del milione e mezzo che produce annualmente, se vuole essere in linea con gli accordi di Kioto. E dunque serve definire una politica complessiva da parte del Comune, che assegni ad ogni singolo settore obiettivi di riduzione, accompagnati da azioni specifiche da perseguire, risultati da raggiungere, tempi da rispettare. Un piano per il Clima, insomma. Queste sono le risposte che deve saper dare il Sindaco Zanonato e la sua Amministrazione.