Negli ultimi mesi in città si è fatto un gran parlare del problema della rappresentanza istituzionale degli immigrati: le soluzioni proposte vanno dalla Commissione per la rappresentanza dei cittadini stranieri, al consigliere aggiunto, fino al diritto di voto, il cui iter è stato bloccato in quanto questa novità verrà sancita nella nuova legge sull’immigrazione Amato-Ferrero, che dovrebbe sostituire la vecchia Bossi-Fini.
Andrea Lattanzi, commessa libraia venezuelana, sembra avere le idee chiare: “L’istituzione della commissione è un fatto positivo, anche se nasce come un compromesso al ribasso. Ovviamente presenta dei pro e dei contro, ma non può che essere un primo passo. A differenza dei precedenti Consigli delle comunità, unisce in un unica realtà le varie componenti della galassia dei migranti, e questo va sicuramente bene perché crea una coscienza collettiva. Purtroppo però, per via della sua natura perde in rappresentatività”.
“Inoltre questa commissione – continua Andrea – è solo consultiva e si occupa dei temi strettamente legati all’immigrazione, ma i problemi degli immigrati sono simili a quelli di tutti gli altri cittadini, quindi è difficile delimitare ciò che riguarda l’immigrazione. Certo che con l’istituzione della commissione si può iniziare un percorso che deve portare al diritto di voto per gli immigrati: solo in questa maniera si capirà che un immigrato è prima di tutto un cittadino”.
Andrea conclude con un auspicio: “I padovani sono piuttosto diffidenti nei confronti degli immigrati, ma almeno la giunta è ricettiva e ci ascolta, ma i problemi verrano superati solo nel momento in cui anche gli immigrati avranno il diritto di voto. In questa lotta, la città di Padova può esprimere un ruolo di primo piano nel panorama nazionale. Il Coordinamento migranti sta svolgendo un ottimo lavoro”.
Sulla stessa lunghezza d’onda è Roland Minka, operaio camerunense, da undici anni in Italia e da sei a Padova: “Negli ultimi due decenni l’immigrazione in Italia è stata affrontata solo con gli strumenti della repressione, per questo possibilità come il diritto di voto e la commissione sono benvenuti. Ma questo è un primo passo: gli immigrati non sono qui solo per lavorare, ma anche per vivere, c’è dunque bisogno di un riconoscimento sociale”.
Minka, che è anche mediatore culturale e linguistico, oltre che rappresentante sindacale, formula delle proposte: “La Provincia e la Regione dovrebbero organizzare corsi di lingua e cultura italiana per gli immigrati in collaborazione con i datori di lavoro. Molte persone che vorrebbero imparare l’italiano non riescono perché durante le ore del corso sono al lavoro; è dunque creando questa sinergia che può permettere a italiani e immigrati di abbandonare i rispettivi luoghi comuni e pregiudizi”.
Minka conclude con un’ultima considerazione sulla commissione: “Più potere si dà a questa commissione e più sarà un successo, perché parlare dei problemi legati all’immigrazione significa in realtà parlare dei problemi sociali in toto. In questo Padova, considerato l’alto numero di residenti immigrati sul territorio, può diventare un’avanguardia”.
Andrea Ragona