L’esigenza di pensare a due manifestazioni è derivata dalla necessità di smarcarsi dagli scontri violenti e ai relativi problemi creati in città da alcuni esponenti dei centri sociali la settimana prima in Via Anelli. Ingenerosa la lettura del nostro giornale Il Manifesto nel merito di questa questione (infatti è partita una lettera di protesta alla Redazione firmata da molti di noi). Resta il fatto che si è creato un clima molto difficile in città che ha condizionato le rivendicazioni dei cittadini migranti e di questo qualcuno ha la responsabilità.
Più volte abbiamo avuto modo di sottolineare che la “non violenza” è la discriminante che caratterizza la partecipazione della nostra associazione che ama confrontarsi nel merito delle questioni, anche duramente, ma nel rispetto delle persone e delle idee di ognuno (come potremo governare ben altri conflitti, se non sappiamo neanche ascoltarci tra di noi?!!), ma purtroppo Padova eredita rivoli della propria storia, che risale anche per l’età degli esponenti in campo, agli anni ’70. C’è chi, come noi ha saputo crescere nel movimento e aprirsi al sociale mettendo in campo metodi nuovi e nuove strategie, c’è chi invece è ancora vittima dei fantasmi del passato che però condizionano il presente.
Credo che sabato Padova, con le due manifestazioni colorate e pacifiche, abbia fatto un passo in avanti nella direzione di una città CIVILE che fa ben sperare si creino le condizioni di un rinnovato dialogo, in quanto siamo convinti che, per la complessità dei temi in campo, questa città abbia bisogno di tutte le energie possibili. Questo abbiamo sostenuto e per questo opereremo.