Dal 29 gennaio al 2 febbraio 2007 si è svolto a Parigi il summit mondiale degli scienziati che studiano l’effetto serra ed i cambiamenti climatici. Si è trattato della sessione plenaria del WG-1 (il Working Group 1) di IPCC (Intergovernamental Panel on Climate Change). Il WG-1 si occupa di scienza del clima e, dopo 5 anni di lavoro, ha prodotto l’ultimo rapporto sullo stato delle conoscenze del clima e dei cambiamenti climatici e sulla possibile evoluzione futura del clima globale.
Vi proponiamo una sintesi a cura della redazione di Ecopolis, per l’articolo completo si veda Quale Energia, la rivista di Legambiente e del Kioto Club dedicata ai temi energetici.
I punti principali sullo stato del clima globale, sono i seguenti:
1. Le concentrazioni atmosferiche attuali di anidride carbonica (380 ppm) e degli altri gas serra sono le più alte mai verificatesi negli ultimi 650 mila anni durante i quali il massimo valore di anidride carbonica atmosferica si era sempre mantenuto inferiore a 290 ppm. L’aumento dell’anidride carbonica atmosferica che è passata negli ultimi 200 anni circa da 280 a 380 ppm con un incremento di oltre 35%, è causato dallo squilibrio complessivo tra emissioni globali di anidride carbonica provenienti dalle attività umane ed assorbimenti globali naturali da parte del suolo degli oceani e degli ecosistemi terrestri e marini. Le capacità "naturali" globali (denominati "sinks" globali) sono attualmente in grado di assorbire meno della metà delle emissioni antropogeniche globali, il resto si accumula in atmosfera e vi permane per periodi medi che per l’anidride carbonica arrivano fino a 200 anni. Viene sottolineato, inoltre, il fatto che le capacità naturali globali di assorbimento erano maggiori nel passato e che negli anni più recenti stanno via via diminuendo con l’aumentare progressivo della temperatura media del pianeta.
2. Rispetto all’effetto serra naturale è stato introdotto un effetto serra aggiuntivo. In altre parole, senza l’effetto raffreddante degli aerosol il riscaldamento climatico sarebbe stato doppio. Di tale effetto serra aggiuntivo solo una piccola parte (tra il 10 ed il 20%) può essere attribuita a cause naturali (attività solare e aerosol naturali).
3. L’effetto dell’incremento del contenuto energetico del sistema climatico è stato osservato e misurato nei numerosi parametri che sono gli indicatori sperimentali dello stato del clima e della sua evoluzione, quali ad esempio: la temperatura media del pianeta (che è aumentata), le precipitazioni (che hanno cambiato caratteristiche), le temperatura degli oceani (che sono aumentate), i ghiacci polari e quelli delle medie latitudini (che sono in forte diminuzione), ecc.
Per quanto riguarda l’evoluzione futura del clima globale l’IPCC sottolinea questi elementi:
1. Nell’ipotesi minimale, che viene considerata improbabile, l’aumento di temperatura media globale potrà oscillare, alla fine di questo secolo, tra 1,5 e 2,8 °C. Anche l’ipotesi massimale di aumento della temperatura media globale al di sopra di 4,5°C, viene giudicata poco probabile ma anche poco affidabile, dal momento che con velocità di aumento della temperatura così elevate è possibile l’insorgenza di fenomeni non lineari o di destabilizzazione del sistema climatico, che determinano una sostanziale imprevedibilità delle condizioni future del clima. L’ipotesi più probabile, secondo IPCC, appare quella secondo cui l’aumento della temperatura media globale sarà, compreso fra 0,6 e 0,7°C al 2030 anni e raggiungerà circa 3°C nel 2100.
2. Al 2100 il livello del mare aumenterà mediamente tra i 28 ed i 43 cm, e non tra i 15 ed i 90 cm circa previsti nel rapporto precedente di IPCC, purché, però, non si inneschino fenomeni non lineari o di destabilizzazione del sistema climatico (velocità del riscaldamento medio globale superiore a 0,4° C per decennio). In tal caso, infatti, i ghiacci della Groenlandia potrebbero collassare e l’innalzamento del livello del mare potrebbe arrivare perfino a 7 metri, anche se ciò avverrà nei secoli successivi al 2100. Con la rapida fusione dei ghiacci della Groenlandia si pongono, però, alcuni problemi concomitanti, quali per esempio un sostanziale rallentamento della corrente del Golfo con una sua possibile interruzione nel secolo successivo al 2100 che a sua volta porterà l’emisfero nord verso il raffreddamento.
3. La calotta polare artica (quella formata dai ghiacci galleggianti) potrebbe, nel 2100, scomparire durante i mesi estivi o comunque ridursi al 10% della attuale estensione. Drastiche riduzioni si avrebbero anche per i ghiacciai delle catene montuose poste alle medie e basse latitudini con ripercussioni sulla disponibilità di acqua nei bacini idrologici e nelle falde acquifere dipendenti da tali ghiacciai.
4. Gli estremi climatici quali le ondate di calore, le precipitazioni intense ed alluvionali delle medie ed alte latitudini, prolungati periodi di siccità alle medie e basse latitudini, diventeranno sempre più frequenti ed intensi. Gli estremi climatici (soprattutto precipitazioni e vento) connessi con i ciclonici tropicali, quali uragani e tifoni, e al fenomeno di El Nino, tenderanno, invece, a diventare molto più intensi, pur non aumentando il numero dei cicloni tropicali o la frequenza di El Nino.
In conclusione l’ultimo rapporto del WG-1 di IPCC è una requisitoria sulle condizioni climatiche del nostro pianeta dalla quale emerge che non sussistono più margini di dubbio sui cambiamenti climatici in corso e sull’accelerazione che tali cambiamenti stanno assumendo in questi ultimi anni.
Cautela; invece, verso le proiezioni future, ma con un monito: anche se la scienza non in grado di prevedere esattamente quale sarà il clima del futuro; la perturbazione energetica che le attività umane hanno introdotto nel sistema climatico non è assolutamente irrilevante. Al contrario, il rischio di innesco di una futura destabilizzazione del clima del pianeta è ormai troppo alto e non può essere irresponsabilmente sottovalutato.
Vincenzo Ferrara, Direzione Centro Ricerche ENEA di Frascati
Da Quale Energia
Sintesi a cura della redazione di Ecopolis