Il primo ciclo di incontri di progettazione partecipata presso Agenda 21,per definire il nuovo assetto da dare all’area dell’ex Foro Boario di Corso Australia, si è concluso senza un vero e proprio documento finale, bensì solo con una griglia riassuntiva delle varie proposte e ciò a causa della diversità delle valutazioni dei partecipanti.
L’oggetto del contendere è il project financing, presentato dalla multinazionale francese del bricolage Leroy Merlin, che il Commissario Straordinario De Biagi ha giudicato di interesse pubblico, indicendo, senza alcun forma di partecipazione, una gara di cui è risultata vincitrice la stessa Leroy Merlin, unica partecipante.
Il progetto prevede la concessione dell’area alla società per 50 anni per l’inserimento di una grande struttura di vendita all’interno della “Cattedrale” dell’Arch. Davanzo (opera esposta al Moma di New York e vincolata dalla Soprintendenza) e la realizzazione di alcune opere tra cui un planetario, un hotel ed il consolidamento del Gran Teatro Geox (struttura di natura provvisoria il cui permesso scade nel 2019).
Il corrispettivo per il Comune è un canone annuo di 70.000 € e la realizzazione di tutte le opere infrastrutturali individuate dalla variante al Piano degli Interventi adottata dopo la gara, tra cui un viadotto i cui svincoli gravano sulla “Cattedrale” e sul monumentale Cimitero Maggiore, alterandone la percezione.
Se l’accelerazione del processo decisionale operata dal Commissario e la realizzazione di opere infrastrutturali che incombono sui beni monumentali sono state oggetto di un unanime giudizio negativo, le divergenze all’interno di Agenda 21 sono sorte sulla decisione da assumere nei confronti del project financing. Prendiamo in considerazione le due principali osservazioni che sono state presentate.
La prima (clicca qui), presentata dal Comitato Cattedrale Davanzo e condivisa da altre sigle tra cui il Comitato Difesa Alberi e Territorio, Altragricoltura, il Comitato Mura, Italia Nostra e l’Istituto Nazionale di Bioarchitettura, chiede di sospendere i lavori in attesa che sia messa a disposizione tutta la documentazione necessaria per valutare compiutamente la proposta d’intervento presentata da Leroy Merlin e che ci sia un interlocutore in grado di dare risposta a tutti i quesiti irrisolti.
Il gruppo giustifica la sua posizione affermando come: “l’insediamento di un centro commercialenon sia il modo migliore per riqualificare l’area, perciò si ritiene che il percorso debba avere modalità e tempistiche adeguate all’impatto di un’opera che vincolerà la cittadinanza per iprossimi cinquant’anni”.
La seconda osservazione, discussa con altri soggetti ed elaborata da Sergio Lironi a nome di Legambiente (clicca qui), pur criticando le procedure seguite e denunciando l’assenza di visione strategica e di progettualità nei processi di trasformazione urbana nell’accettazione di un progetto d’iniziativa privata da parte dell’ente pubblico, prende atto di quanto già deliberato dal Comune e cerca di indicare alcune radicali modifiche al progetto, ritenute necessarie per mitigarne l’impattopaesaggistico ed ambientale e per renderlo effettivamente rispondente all’interesse pubblico e alla tutela dei beni vincolati.
In primo luogo si propone l’eliminazione del nuovo cavalcavia e dei nuovi svincoli previsti, demandando il tema dell’accessibilità all’area alla ristrutturazione dell’attuale cavalcavia resa necessaria dalla prevista nuova linea tranviaria (SIR 2). Constatato inoltre che la presenza del Geoxè la causa maggiore dei flussi di traffico, dell’inquinamento e della cementificazione dell’area, se ne suggerisce il trasferimento in altro sito più consono, avendo a mente che il sindaco intende realizzare un’arena per concerti a Padova Ovest vicino allo stadio Euganeo. Infine si propone di convincere la Leroy Merlin a garantire la presenza di un’adeguata pluralità di funzioni che evitino di dar vita ad un’unica grande ed autoreferenziale struttura commerciale.
Da quanto premesso e tenendo conto che, oltre a quelle sintetizzate, vi sono altre osservazioni critiche, si deve convenire che qualcosa non ha funzionato nella conduzione del processo partecipato, a partire dagli obiettivi del Comune. È fuor di dubbio che l’osservazione del Comitato Cattedrale Davanzo è fortemente ostile all’esito del bando di gara indetto dal Commissario e ne auspica di fatto la revoca.
Si pone quindi l’obbligo da parte del Comune di fare chiarezza dicendo se tra i possibili esiti del processo di Agenda 21 vi è anche la sconfessione del project financing messo a gara oppure, in caso contrario, quali sono i limiti entro i quali deve essere condotta la discussione all’interno del gruppo tematico. Ciò al fine di dare concretezza al lavoro di Agenda 21 ed arrivare a delle conclusioni che possano essere recepite ed attuate dall’amministrazione comunale.