Quello che prevedevamo e temevamo è puntualmente accaduto. Prima l’occupazione, sgombero e successiva rioccupazione dei locali di via Gradenigo 8, non casualmente rispetto al fatto che si tratta di edificio inserito nel progetto di riqualificazione nel Contratto di Quartiere Portello. Poi il tentativo di bloccare con la forza i carotaggi all’interno del Quadrato ATER, con relativi scontri con la polizia, feriti e l’arresto di un consigliere di quartiere.
Ad un mese dalla scadenza per la presentazione dei progetti esecutivi per il Contratto di Quartiere la tensione sale. Sul versante politico la senatrice Anna Donati chiede al ministro Di Pietro di “non concedere finanziamenti pubblici ad un progetto contro i cittadini del Portello” ed il consigliere regionale Gianfranco Bettin invita la Giunta Regionale a chiedere la sospensione del progetto Portello. Dunque a questo servono gli scontri violenti: ad accreditare ad una minoranza la rappresentanza plebiscitaria degli interessi dei cittadini e cercare di far saltare un progetto scomodo, perché risanare significa anche togliere spazi di illegalità.
Una vicenda peraltro complicata, in quanto il Contratto non si riduce agli interventi sul Quadrato, che pure è economicamente rilevante; e perché coinvolge legittime preoccupazioni di famiglie, in particolare di anziani, che non capiscono i vantaggi futuri di avere un garage per macchine che non posseggono e ben comprendono i concreti disagi di trasferimenti teoricamente temporanei o i fastidi di un cantiere complesso sotto le finestre di casa. Queste preoccupazioni esigono una paziente attenzione in fase di progetto ed in fase di realizzazione degli interventi, del tutto incompatibile con un clima di violenza fisica e verbale.
Da due anni lo scontro ideologico sulle case ATER, oltre che assurdamente impedire operazioni tecniche come i carotaggi per valutare la fattibilità dello scavo ed i relativi dettagli tecnici del progetto, ha soprattutto impedita una serena valutazione del progetto e l’elaborazione di eventuali alternative. A questo scopo non ha aiutato la gestione del Progetto, almeno per quanto riguarda il Progetto di ristrutturazione del Quadrato: formalmente grandi parole sull’importanza decisiva della partecipazione, ma poca documentazione fornita ai cittadini ed alle Associazioni; poca chiarezza su quello che si poteva cambiare e quello che era rigido; le obiezioni vengono registrate ma le risposte sono vaghe o rinviano a veti superiori. Nessuno sforzo reale quindi di alimentare la fantasia dei progettisti per trovare soluzioni nuove, anche innovative rispetto al progetto iniziale.
Molto meglio ha funzionato la partecipazione su altri aspetti del Progetto: riordino della mobilità e della sosta, risanamento dei lungargini e dell’area della Porta monumentale del Portello. Ma qui ci si scontra eventualmente con i limiti sul finanziamento, certamente insufficiente rispetto alle dimensioni del problema, e la mancata connessione con la politica edilizia dell’Università, che pesantemente sta trasformando il nord Piovego.
La nostra Associazione rigetta ogni metodo violento e intollerante. Si appella agli organi istituzionali perché a tutti sia data la parola, a tutti siano date le risposte che fondate preoccupazioni richiedono; perché l’ultimo mese sia utilizzato per migliorare o anche modificare il progetto, riconoscendo peraltro all’Amministrazione e all’ATER il diritto/dovere di assumere la responsabilità delle decisioni finali.