Il Governo non decide e i porti del nord Adriatico languono

“La drammatica crisi produttiva del 2008 ha colpito indistintamente tutti i traffici, ma è indubbio che gli attuali segnali di ripresa sono ad appannaggio di chi nella fase di crisi ha investito di più e rinnovato maggiormente la propria capacità di offrire servizi di qualità a prezzi contenuti”. Inizia così la nota di Ilario Simonaggio della FILT CGIL.

I porti del Nord Adriatico, che soffrono la competizione degli altri scali presenti sia nel mare Mediterraneo che nel Tirreno nonostante l’invidiabile posizione strategica di trasporto verso il nord e l’est Europa, hanno promosso il consorzio Napa nel tentativo di unire le forze in un comune interesse legato allo sviluppo del cabotaggio marittimo da/per le piattaforme portuali del Mare Adriatico.

A nord est si paga la situazione frammentata dei troppi scali, i bassi fondali, l’inadeguata e insufficiente infrastrutturazione delle modalità trasportistiche complementari al trasporto su gomma, gli elevati costi pubblici dei piani presentati dalle Autorità portuali tra cui Venezia, la litigiosità della politica (…).

Abbiamo giudicato con favore le ipotesi 2010 di rilancio dei porti del Nord Est che sono state avanzate da Unicredit e Maersk, concentrati su un investimento nell’area giuliana di Monfalcone e Trieste, e dall’autorità portuale di Venezia relativa al porto d’altura al largo di Malamocco.

Queste proposte non solo riaprivano una necessaria attenzione sui porti del nord est, ma ponevano le basi per un intervento adeguato e programmato del Governo nazionale. Ma il Governo non è riuscito, nonostante l’urgenza, a prendere una decisione, rinviando per l’ennesima volta.

I porti del Nord est possono quindi aspettare come hanno pazientemente fatto per decenni mentre la situazione si sta evolvendo: Unicredit ha incontrato il Governo sloveno ed ha mostrato un deciso interesse per lo scalo di Capodistria in alternativa alla “impossibilità” di stringere la blindatura del piano sugli scali del Friuli Venezia Giulia. Maersk, considerate le difficoltà di sviluppare uno scalo a nord est e i tempi lunghi (…), ha rinnovato l’interesse per il porto di Savona e lo sviluppo delle infrastrutture e dei collegamenti del retro porto.

Ormai dubitiamo fortemente che il Nord Est pesi politicamente a Roma; alcuni esempi:

  • La Tav dopo Brescia è nebbia fitta sino al 2020. Il Governo nel frattempo ha inserito nuovi corridoi ferroviari con priorità come Genova-Rotterdam e la Napoli-Bari (…).

  • La variante di valico stradale e ferroviaria degli Appennini collega celermente i porti del Tirreno a Verona e via raddoppio della galleria del Brennero al nord Europa. A dimostrazione che diventerà più conveniente per le merci prodotte o dirette in Veneto continuare ad essere sbarcate e/o imbarcate a Genova o a Rotterdam.

Le nuove strade sono tutte a pagamento, per altro il più alto d’Italia. Questo è il risultato della finanza di progetto che non ottiene risorse dallo Stato.

Ci serve che i Ministri di questo territorio pretendano dal Governo l’attenzione per un tema fondamentale per la qualità della vita e del benessere dei cittadini del Veneto e delle Regioni del Nord Est: “il progetto per i porti del nord est” facendo ora le scelte più giuste.

In difetto pagheremo tutto intero il prezzo sociale ed economico dell’incapacità di scegliere, con il 90% di trasporto su gomma, con l’aumento degli inquinanti e della congestione delle strade, con l’esplosione dei costi di trasporto, con la marginalità del nostro territorio.

Ilario Simonaggio – segretario FILT
(sintesi a cura di Giovanni Cestaro)