Si riapre il dibattito sul nuovo Piano per l’Assetto Territoriale di Padova, adottato nel 2009 e che potrebbe essere approvato nei prossimi giorni in sede di conferenza dei servizi tra Comune e Provincia. Un’approvazione del Piano così com’è oggi sarebbe assolutamente sbagliata secondo Legambiente. “Il problema del consumo di suolo va affrontato subito – sostiene Andrea Ragona, presidente di Legambiente – rivedendo la pianificazione strategica del PAT prima di approvarlo. Chiediamo che il Comune tagli radicalmente l’abnorme possibilità di edificare in città, prevista sulla base una spropositata stima di crescita demografica e su errori di calcolo nei limiti di trasformabilità della superficie agricola.”
Senza una revisione del PAT – che secondo la Legge regionale comporterebbe “la decadenza dei piani urbanistici attuativi con esso incompatibili , salvo che i relativi lavori siano iniziati…” (LR 11/2004, art 14) – diventerebbe ancor più difficile contrastare la realizzazione dei 2,5 milioni di metri cubi di edilizia residenziale già previsti e localizzati dall’attuale Piano Regolatore, con i quali Padova rischia di vedere costruire migliaia di nuove abitazioni sulle ultime aree verdi rimaste in città come ad esempio il cuneo verde in zona Parco Iris, o l’Isola di Terranegra. Senza contare che il PAT prevedrebbe la realizzazione di altri 2 milioni di metri cubi di edilizia residenziale, che resterebbero congelati in attesa di un eventuale localizzazione tramite un apposito Piano degli Interventi.
Certo, una messa in discussione delle cubature attualmente concesse, può far nascere contenziosi con i privati proprietari dei terreni, ma la giurisprudenza ha più volte ribadito che le previsioni di piano si possono cambiare se nell’interesse pubblico, e l’interesse pubblico ora è di salvare le aree verdi rimaste in un territorio sempre più sofferente anche dal punto di vista idrogeologico. Il Comune di Padova voluto essere innovatore quando si è trattato di introdurre nuova cubatura con la perequazione, mentre da 10 anni è completamente immobile nel cercare soluzioni all’edificabilità che ha introdotto erroneamente in aree verdi delicate e strategiche. E’ arrivato il momento di saper essere innovatori nel fermare il consumo di suolo.