Ho avuto modo di visionare il progetto del cosiddetto “ponte verde” durante l’esame della commissione urbanistica di quartiere, di cui faccio parte. Ho anche tentato di avanzare alcune critiche, che hanno avuto il solo effetto di scatenare l’inviperita reazione di un consigliere di maggioranza. Le mie argomentazioni non si basavano sulla necessità o meno del ponte, che ormai è deciso all’interno del Prusst riguardante l’Arco di Giano, ma sulla incongruenza dell’opera rispetto alle finalità per cui è prevista.
Si tratta, infatti, di un’opera ridondante dai costi eccessivi. Il ponte previsto è largo 40 metri e lungo 93 e costerà quasi 20 milioni di euro. Sono previste due corsie per senso di marcia e, nella parte centrale, una pista ciclabile ed un percorso pedonale con alberature ai lati. Sicuramente l’opera si presenta gradevole e con intenti di carattere ambientale per la presenza delle alberature, ma non potrà certo avere l’ambizione di porsi come reale percorso pedonale che colleghi l’Arcella con la città storica.
Il ponte è troppo disassato rispetto al centro dell’Arcella per attrarre un significativo traffico pedonale, che ne giustifichi gli alti costi. Per rispondere all’esigenza di mobilità verso la fiera e verso il rione del Pescarotto ed a quella dell’eventuale utenza studentesca diretta verso gli istituti universitari, è sufficiente un ponte tradizionale, dotato di una normale pista ciclopedonale, realizzabile sicuramente a costi inferiori. È, invece, incomprensibile come l’amministrazione comunale, che da sempre lamenta una cronica deficienza di cassa, decida di sostenere un così alto impegno finanziario per un’opera che sarà sottoutilizzata.
Invero un ponte verde, destinato al tram e a percorsi per pedoni e per biciclette in sede propria, avrebbe ben ragione d’essere se previsto in sostituzione del cavalcaferrovia di Borgomagno. Tale pecorso pedonale alberato, a scavalco della ferrovia, costituirebbe il naturale raccordo tra il boulevard previsto in via Tiziano Aspetti ed un boulevard da costituire in viale Codalunga. Una siffatta scelta avrebbe il pregio di realizzare una passeggiata di grande suggestione, in grado di collegare l’Arcella con la città storica e con il listòn della cultura, fino al Santo ed al Prato della Valle. Il ponte verde realizzato a Borgomagno, e non all’altezza della fiera, avrebbe sicuramente quell’impatto positivo nella vita di relazione tra le due parti della città, che l’attuale proposta non garantisce affatto. Ovviamente sarebbe necessaria una revisione della viabilità che preveda di liberare Piazza Mazzini e viale Codalunga dal transito di attraversamento, deviando il traffico automo bilistico verso i nuovi ponti di via Dalmazia e di via D’Avanzo.
È di questi giorni la notizia che il cavalcavia di Borgomagno dovrà essere abbattuto in quanto incompatibile con l’alta velocità. Non è il caso, a questo punto, di riconsiderare il progetto del ponte verde e di coniugare con più oculatezza viabilità ed urbanistica affinché il risultato finale sia un reale recupero qualitativo della città? Cambiare progetto, anche all’ultimo momento, quando ci si accorge che ci sono alternative migliori, non è indice di superficialità ma, anzi, di responsabile attenzione verso la cosa amministrata.
Lorenzo Cabrelle