L’inserimento in internet dei programmi e delle bibliografie dei vari corsi avviene a fine settembre, alla vigilia dell’inizio dell’anno accademico, se non nei mesi successivi. Troppo tardi. Invano, già nei mesi di giugno e luglio, abbiamo invitato Rettore e Presidi di Facoltà a far inserire tempestivamente programmi ed elenchi librari, con il risultato che solo all’inizio dell’anno accademico i docenti fanno conoscere agli allievi i titoli adottati. Aggiungasi poi il fatto che l’inserimento non riguarda tutte le facoltà, i corsi di laurea e le singole materie. I libri adottati sono riportati spesso in modo errato o incompleto. Non raramente si tratta di volumi esauriti, datati, in corso di stampa e comunque costosissimi.
Sul carolibri i docenti, spesso autori dei testi, potrebbero o dovrebbero intervenire, limitando i loro stessi diritti d’autore, ammontanti a volte al 25-30% del prezzo di copertina. Si tratta molte volte di ristampe. I libri non raramente sono stampati male, scritti peggio, difficili da comprendere e come dicevamo, carissimi. A questo proposito, le librerie fanno la loro parte, scontando per quanto possibile il prezzo dei libri. Una pratica per la verità non del tutto coerente.
Lo studente, già di suo poco propenso alla lettura, ne viene scoraggiato. Siamo agli ultimi posti, in Europa, come lettori. La cultura degli studenti e dei laureati ne risente moltissimo e logicamente compromette le possibilità di un facile inserimento nel mondo del lavoro. Gli stessi docenti, facendo propria la “moda” degli insegnanti delle medie, inferiori e superiori, cambiano spesso i libri, scoraggiando così lo scambio o la compravendita dei libri usati e mettendo ancor più in crisi i bilanci familiari. Non si migliorano la scuola e l’università proponendo continuamente libri nuovi, se nuovi si possono definire!
Soprattutto per i libri di economia e di diritto, sarebbero sufficienti opuscoli di aggiornamento, scoraggiando così fra l’altro la reprografia. Sotto questo aspetto, oltre alle copisterie, gli editori hanno le loro gravi responsabilità, come congiuntamente le hanno alcuni distributori editoriali sotto l’aspetto professionale. Imporre poi lo studio di alcuni capitoli di libri dai costi super, è prassi purtroppo diffusa. Si potrebbe, d’accordo con editori e librai, stampare anche in fotocopie opuscoli riportanti i capitoli richiesti, come accade a Bologna.
Anche affrontando e risolvendo il problema dell’editoria universitaria, che qui abbiamo esaminato brevemente, si può concorrere a mitigare la profonda crisi dell’Università italiana.
Padova, al top delle università italiane, ma 370ma a livello mondiale; può e deve costituire una eccezione, un esempio da imitare. Si tratta di mettere a confronto i diretti interessati e non solo per questo problema: Università, Comune, studenti, editori, librai, biblioteche, Esu. Un incontro difficile, ma auspicabile e dagli sviluppi imprevedibili.
L’Università, come il Paese, ha bisogno di speranze. I giovani debbono sapere che le cose si possono e si devono cambiare.
Giuseppe Zielo