Oggi sono stata svegliata con uno schiaffo violento e improvviso. Un sms mi avvisava che il sindaco di Pollica era stato ucciso a colpi di pistola la notte precedente. Oggi per tutto il giorno il mio stato d’animo ha oscillato tra l’incredulità, la disperazione e la rabbia. Un peso nello stomaco e la testa vuota. Ne hanno parlato tutti i giornali e, mi dicono, anche i telegiornali. Qui in Francia non riesco a vederli in tempo reale, ma non é che ci tenga particolarmente. Perché quello che ho letto sui giornali mi basta e perché Angelo Vassallo era un amico.
Per otto anni sono arrivata nel comune da lui amministrato per mare, trovando la banda ad accogliere Goletta Verde e le freselle coi pomodori preparate dalla parte femminile della giunta, il 50%. Non si facevano tante manfrine con lui, non gli piacevano. Ma appena metteva piede in barca cominciava a raccontare quello che aveva fatto nel e per il suo territorio e poi appena a terra cominciavano i “giri di ispezione” perché, diceva, «Voi di Legambiente le vele non le regalate, siete degli scassacazzi, e tu per di più sei del nord!».
Ma lui oltrepassava sempre ogni aspettativa. Allora via a vedere il suo gioiello: il depuratore! O a vedere se al centro di raccolta differenziata tutto era posto, o se era ancora aperto l’emporio della frazione più alta in collina gestito da giovani per permettere agli anziani di non dover scendere in paese per avere il pane fresco. O le rampe per disabili, il museo del mare, le strade pedonalizzate, un’area protetta dove cresce un giglio raro. Il recente museo della dieta mediterranea fatto in un castello recuperato e ristrutturato, il porto gestito dal comune per ricavare posti di lavoro per i giovani e soldi da investire nel sociale. E ancora il recupero delle acque piovane per non sprecare acqua potabile, l’attenzione all’energia pulita, il recupero di colture dimenticate, la pesca responsabile. Una sera durante uno di questi giri scherzando gli avevo detto di mettere le analisi dell’acqua sulle fontane per invitare i turisti a riempire le bottiglie anziché comprarne di nuove. Detto fatto la sera successiva a un convegno ha proposto l’idea e si é messo in moto per farlo.
Abbiamo passato molte sere a parlare di ambiente, di politica e di mare. Il suo entusiasmo era travolgente, era consapevole che la ricchezza d’Italia risiede nella salvaguardia del territorio e le opportunità nascono dalla legalità e si batteva per questo. Perché era convinto che l’Italia poteva essere migliore e il suo comune ne era l’esempio con il 70% di raccolta differenziata mentre a Napoli si soffocava tra l’immondizia. Perché governava con buon senso ascoltando tutti al tavolino del bar che era il suo “ufficio”. Perché sognava che la Campania diventasse un posto più facile grazie all’impegno di amministratori e cittadini e voleva dimostrare che era possibile. Perché non aveva paura di chiamare le cose col loro nome, e le persone coi loro nomi e facendolo ha pestato i piedi sbagliati. Perché Angelo non voleva fare l’eroe, voleva che le cose fossero più giuste per tutti.
Sta a noi continuare il suo sogno di giustizia e legalità perché non abbia sognato invano.
Rina Guadagni, Legambiente Padova e già portavoce di Goletta Verde