La parola senza il voto non da potere

Nel consiglio comunale di Padova ci sarà un extracomunitario. Con 21 voti favorevoli e 9 contrari lo ha deciso dopo un lungo dibattito, il parlamentino di Palazzo Moroni. Sarà nominato dalla nuova “Commissione di rappresentanza dei cittadini stranieri” composta da 28 membri che saranno designati dalla stessa giunta, dai sindacati e dalle associazioni. Diritto di parola, ma non diritto di voto è un tornare indietro.

“La proposta vera era quella del diritto di voto amministrativo. Questo è stato bloccato e allora si trovano alternative inadeguate. La cooptazione è un problema concettuale, non è una soluzione – spiega l’avvocato Marco Paggi dell’ASGI che da sempre lavora con gli immigrati –. Non è uno strumento negativo di per sé, ma concettualmente e nei fatti nega la partecipazione. Quale spazio hanno i migranti all’interno delle associazioni che dovrebbero esprimere il consigliere? E’ come se si volesse costruire un ponte: un bel progetto, un bel manufatto, ma niente pilastri per sostenerlo. Questa figura è il risultato di una strenua battaglia dell’assessore Ruffini, ma non dà strumenti veri di partecipazione”. La partecipazione, infatti, dovrebbe passare anche per la possibilità di decidere ed eleggere in maniera autonoma i propri rappresentanti. Da questo punto di vista, meglio il vecchio Consiglio delle comunità straniere che almento vedeva una forma di democrazia esercitata attraverso il voto. Manca un’organizzazione che rappresenti veramente i migranti, e questa figura di consigliere comunale appare un ruolo di facciata.
Speriamo sia un fase di transizione da superare in tempi brevi.

 

dg