E’ purtroppo deludente e scarso il dibattito che si è svolto intorno alla collocazione del nuovo ospedale di Padova.
Proviamo a simulare una situazione sgombra e descrittiva degli eventi in atto:
1 – il vecchio complesso ospedaliero, per riconoscimento unanime, si trova in area centrale di Padova, non ha accessi facilitati, provoca intaso, soffre di una situazione di inquinamento atmosferico inconciliabile per un luogo di cura, è carente di ambulatori e studi medici, non ha la dotazione adeguata di spazi per l’attività di ricerca, presenta situazioni di sofferenza per pediatria e psichiatria, manca di spazi opportuni per la didattica, soffre di insufficienza di parcheggi per dipendenti e visitatori, non ha la dotazione indispensabile di area verde per le funzioni che svolge, risultano insufficienti le dotazioni per magazzini e depositi di materiale vario, non sono per niente consoni i contenitori edilizi per centrali tecniche e tecnologiche, la viabilità interna non è funzionale e per un polo ospedaliero di questo livello è inverosimile l’assenza di eliporto richiesto dagli interventi più avanzati.
2 – il trasferimento in luogo idoneo è la logica conseguenza. Occorre guardare alle condizioni oggettive: il comune di Padova è un comune territorialmente piccolo e con scarse zone di territorio aperto, inoltre con una rete viaria costipata e prossima al collasso in molte aree. La città effettiva è quella metropolitana che vede la presenza di oltre 400 mila abitanti. La logica vorrebbe che l’ospedale primariamente servisse alla città metropolitana e agli 880 mila abitanti della provincia, con la conseguenza che l’ospedale va posto in area urbana vasta in prossimità delle connessioni viarie ed intermodali. Ciò implica che non sia inglobato nel territorio del comune di Padova, ma inserito in un comune metropolitano dotato di accessi consoni e di aree di territorio aperto adatte ad accogliere una struttura di cura, fornita di ampi spazi a verde, suscettibile di sviluppi interni e ammodernamenti tecnologici e organizzativi, raggiungibile senza costituire area compressa in intasi di traffico e provvista di spazi per collegamenti in elicottero e ovviamente di parcheggi per una utenza estesa di respiro almeno regionale.
3 – Le aree con maggiori collegamenti si trovano nella parte est della città metropolitana, perché interessate dall’interconnessione dell’autostrada Serenissima con la Padova-Bologna (tratto già dotato di un casello non intasato come quello ad est della zona industriale). La connessione inoltre rende agibile il collegamento con l’aeroporto Marco Polo di Tessera e quindi facilita pure le relazioni non regionali. Le aree sono collegabili ferroviariamente con l’indispensabile tratta della gronda sud e si rivelano luogo suscettibile di connessione con la Padova-Chioggia, area a cui potrebbe convergere la stessa Sir 3. Il posizionamento dell’insieme presenta caratteri che lo fanno disponibile a raccordi con la metropolitana regionale di superficie. Il posizionamento potrebbe quindi situarsi tra Ponte S.Nicolò, Legnaro e Saonara. La prospettiva dell’ospedale andrebbe congiunta con la realizzazione del principale nodo intermodale della città metropolita na.
4 – La parte metropolitana ovest è meno innervata da reti infrastrutturali e quindi dovrebbe rappresentare un’area alternativa subordinata, ma non irragionevole. Nel caso la si considerasse, la zona più indicata potrebbe essere individuata a Ronchi, con la predisposizione di un apposito casello autostradale per la A4 già oggi opportuno, non trascurando che proprio lì converge anche la linea ferroviaria per Vicenza- Milano. In tale ottica si potrebbe allora valutare la convenienza dell’inserimento nel triangolo Mestrino-Villafranca- Limena.
5 – in entrambi i casi la presenza di consistenti aree agricole permette la realizzazione di una struttura dotata di ampie zone a parco con benefico effetto per gli elementi microclimatici, atmosferici e paesaggistici. Si deve considerare che già nei lontani tempi di Piccinato (anni 50 del secolo scorso), l’illustre urbanista aveva sviluppato un ragionamento per la collocazione dell’ospedale in area aperta e suscettibile di adeguamenti più sciolti sia per le strutture che per gli accessi infrastrutturali. Ovviamente fu inascoltato e oggi se ne pagano le conseguenze. Al momento attuale lo sviluppo urbano ha assunto caratteri metropolitani e pertanto il principio di collocazione in luogo aperto che sosteneva il ragionamento di Piccinato, va riadeguato flessibilmente e visto nelle aree semidense di oggi e cioè nei comuni metropolitani dotati di minore densità consolidata.
6 – l’area prefigurata come idonea dall’attuale amministrazione comunale ( e cioè lo spazio recintato e segregato tra la tangenziale ovest, le tratte ferroviarie Venezia-Milano e Padova-Camposampiero, la modesta dotazione di territorio aperto che costituisce uno dei pochi punti non densi di Padova, la vicinanza allo Stadio Euganeo che richiama punte di traffico in momenti di manifestazioni, dovrebbe rendere palese la non idoneità del sito a meno che non si persegua la logica di costipare tutto, andare all’intaso e porre fra pochi decenni la necessità di un ospedale nuovo. Per strutture così importanti è indispensabile avere una valutazione di scenario lungimirante sul piano economico, ambientale, infrastrutturale e tecnologico. Analoghe valutazioni andrebbero fatte per l’ipotesi avanzata per la zona Guizza.
7 – La città metropolitana si costruisce con strutture a dimensione consona, non pensando che il metropolitano si piloti nelle strettoie ed angustie del comune di Padova. Guardare al futuro è un modo realistico per cogliere dove si possono spostare e risolvere i nodi irrisolti di adesso. Pro-gettare, ossia gettare in avanti le soluzioni, per esprimere capacità di governo del territorio, non per inseguire le cangianti irrazionalità delle emergenze.
L’ospedale metropolitano e la sua collocazione
Gabriele Righetto