L’anello maledetto che sputa CO2

Nel numero di ecopolis del 26 settembre preannunciavamo che i circoli di Legambiente Padova, Limena, Saonara edella Riviera del Brenta e l’Associazione per la Salvaguardia Idraulica del Territorio Padovano e Veneziano stavano predisponendo le Osservazioni alle varianti apportate al Grande Raccordo Anulare di Padova (GRAP). Ecco in sintesi le nostre critiche (scarica qui la versione originale).

L’iter del procedimento vorrebbe che le osservazioni dovessero riguardare le sole parti oggetto di variante al progetto originario dell’infrastruttura, cioè solo alcune modeste modifiche del tracciato. Abbiamo, però, fatto rilevare che Il GRAP fa parte del sistema infrastrutturale veneto, che è stato inserito in alcuni strumenti di pianificazione di area vasta (il PTRC – Piano Territoriale Regionale di Coordinamento – e il PATI – Piano di Assetto Territoriale Intercomunale Metropolitano di Padova) il cui iter non si è ancora concluso. Di conseguenza riteniamo che il GRAP non possa essere approvato senza entrare nel merito delle osservazioni che Legambiente e le altre associazioni hanno presentato al sistema infrastrutturale del PTRC e del PATI, pena il rischio di risultare incongruente con i futuri piani, che hanno valenza superiore.

Abbiamo, quindi, riproposto le osservazioni presentate al sistema infrastrutturale del PTRC e del PATI, cominciando da quelle di carattere generale, che contestavano come i citati piani non rispettassero gli indirizzi della legge urbanistica regionale per uno sviluppo sostenibile del territorio.

 La prima censura riguarda la constatazione che il sistema delle infrastrutture stradali, proposto in detti piani, risulta un “a priori” rispetto ad ogni altra considerazione territoriale, una“variabile indipendente” a cui ogni altra scelta deve subordinarsi. Una pianificazione attenta alla sostenibilità dello sviluppo del territorio dovrebbe, invece, non dimostrarsi indifferente rispetto alle varie forme di mobilità ma incentivare le modalità di trasporto meno impattanti e cioè il trasporto ferroviario e quello fluvio-marittimo.

Questa censura viene rafforzata dalla seconda osservazione, in cui si ricorda come il sistema infrastrutturale del PATI, di cui il GRAP rappresenta la componente più significativa, comporterà in 10 anni un aumento delle emissioni di CO2 del 40% rispetto alla situazione dello stato di fatto.

Abbiamo, quindi, chiesto che,nel progetto preliminare del GRAP, sia effettuato il calcolo delle emissioni climalteranti che saranno generate dall’opera e che siano individuati puntualmente gli interventi di compensazione necessari abbattere l’aumentodi CO2 previsto. Qualora gli interventi di compensazione dovessero risultare insufficienti, dovrà essere ridotta l’estensione del tracciato, eliminando in particolare la contestatissima camionabile lungo la sponda dell’idrovia e l’arco a nord di Limena che compromette la delicata area del Tavello. In ogni caso dovrà essere prescritto che le opere di compensazione siano realizzate contemporaneamente alle opere stradali.

Relativamente alla camionabile ed all’attraversamento del Tavello sono state presentate due argomentate osservazioni. Per la camionabile è stato ribadito comel’opera sia inutile e dannosa in quanto produce rilevanti danni ambientali e paesaggistici, tra cui, in particolare, la distruzione della fisionomia del Parco Sarmazza di Vigonovo, oggetto peraltro di uno studio per l’istituzione di un’area SIC (sito di interesse comunitario), nonché la riduzione del corridoio ecologico inserito nel PATI e l’annullamento della prospettiva direalizzare un Parco di interesse locale a Saonara. Non vi è inoltre nessuna dimostrazione che la camionabile sia compatibile con l’idrovia, anzi, dall’esame dei grafici sono risultate numerose incongruenze che fanno pensare che le due opere non possano coesistere. Essendo evidente che l’idrovia deve essere considerata opera di interesse pubblico prevalente, in quanto necessaria per la difesa idraulica del territorio, abbiamo chiesto lo stralcio della camionabile, anche perché ci sono valide alternative a questa infrastruttura, come ad esempio la realizzazione della quarta corsia dell’autostrada.

 Per il Tavello, l’attuale tracciato compromette l’area SIC/ZPS “Grave e zone umide della Brenta” e non risolve le obiezionidella Sovrintendenza ai Beni Architettonici e per il paesaggio del Veneto Orientale.L’infrastruttura inoltre prevede l’abbattimento dell’argine maestro demaniale in destra Brenta aggravando il rischio idrogeologico dell’area, classificatadall’Autorità di Bacino come zona P3 (grado di pericolosità elevato). Rappresenta infine un inutile doppione rispetto alla chiusura naturale del raccordo a nord di Padova nella direzione est ovest, già risolto dal sistema delle nuove Tangenziali Venete, previste dal PTRC. Per questi ed altri motivi, anche di quest’opera abbiamo chiesto lo stralcio.

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Lorenzo Cabrelle, Legambiente Padova