LEGAMBIENTE: FRENARE IL CONSUMO DI SUOLO E L’EDIFICAZIONE SELVAGGIA? DAGLI ENTI LOCALI SOLO CHIACCHIERE

E’ noto che a Padova l’edificazione prevista dai piani comunali, con 4.692.124 metri cubi è assolutamente sovradimensionata. “Ma al peggio non c’è mai fine- spiega  Lorenzo Cabrelle del Direttivo di Legambiente Padova: con la pubblicazione sul BUR della L.R. n.32 del 29/11/2013, è entrato in vigore il terzo Piano Casa regionale. Così la Regione permette ed incentiva una nuova colata di cemento che rischia di abbattersi, con scarse misure di protezione, vista la deroga ai regolamenti edilizi e ai piani urbanistici di qualsiasi livello, all’interno delle nostre città e sulle nostre campagne: la legge stravolge perfino i piani ambientali dei parchi regionali dove sarà possibile ampliare del 20% il volume degli edifici.”

Il Comune di Padova – commenta Lucio Passi, portavoce di Legambiente Padova. dovrebbe opporsi fermamente, ed anzi rivedere il PAT e tagliare la cubatura prevista: chissà se questo sarà uno dei temi in discussione nella campagna delle prossime primarie del centro sinistra e più ancora in quella per l’elezione del nuovo Sindaco la prossima primavera.”

Continua Cabrelle: se nei precedenti Piani Casa la realizzazione dell’ampliamento con corpo staccato dall’edificio esistente doveva essere giustificata dall’impossibilità di farlo in aderenza o di sfruttare un preesistente manufatto, ora  tale tipo di ampliamento potrà essere realizzato a discrezione del proprietario, anche su un lotto diverso purché di sua proprietà e ubicato nel raggio di 200 metri.

Se poi, sempre con riferimento al patrimonio edilizio esistente al 31/10/2013, l’ampliamento avverrà attraverso la demolizione e ricostruzione, l’incremento (sempre in deroga alle norme urbanistiche ed edilizie) potrà raggiungere il 70% dell’esistente (rispetto al precedente 40%).”

“La nuova legge – chiosa Passi – nei fatti disconosce l’ obiettivo della rigenerazione urbana delle città, cioè la ricostruzione del tessuto urbano che non risponde più ai moderni e civili canoni dell’abitare. Permette infatti di demolire e ricostruire un fabbricato con ampliamenti che possono quasi raddoppiare il volume originario, senza tenere conto delle norme urbanistiche ed edilizie: l’effetto sarà quello aumentare il consumo e l’impermeabilità dei suoli e di consolidare ed aggravare le esistenti carenze igieniche dovute alle insufficienti distanze dai confini e dai fabbricati. Per non parlare della possibilità di sopraelevare oltre l’altezza degli edifici confinanti togliendo a questi, per sempre, il diritto al sole.”

“Di tutto ciò conclude Cabrelle- Zorzato, promotore della legge, non si cura, né si cura di aver tolto ai sindaci la possibilità di porre limiti, soprattutto nei centri storici, lasciando  indifesa quella edilizia minore tipicamente veneta e quegli angoli caratteristici che, benché non compresi tra i beni tutelati, determinano la bellezza delle nostre città. L’urgenza di aprire cantieri senza alcun ostacolo prevale sulla difesa del suolo, del paesaggio e sull’intelligenza.”