Ci sono molti e buoni motivi perché le domeniche ecologiche a Padova debbano continuare. Sono quattro gli inquinanti che da anni superano i limiti delle concentrazioni nell´aria che respiriamo fissati per legge. Si tratta delle polveri sottili (PM10), dell´Ozono, del Benzo(a)Pirene e del Biossido di azoto. Non va dimenticato poi che Padova contribuisce, per la sua parte, all’effetto serra, ai cambiamenti climatici che ormai sono sotto gli occhi di tutti. Stiamo parlando di un milione e mezzo di tonnellate di CO2 (anidride carbonica) complessivamente prodotte dalla città ogni anno. Volendo rispettare il protocollo di Kyoto dovremmo tagliarne centocinquantamila entro il 2012, trecentomila entro il 2020.
Manca ancora quell´assunzione di responsabilità globale, da parte della politica e delle istituzioni a tutti i livelli che invece servirebbe. L´ambiente non può essere la politica di un solo Assessorato: per risolvere i problemi dev´essere quella dei governi nazionali, delle Giunte locali, dev´essere la politica di un Paese, dei territori omogenei, delle imprese e delle istituzioni a tutti i livelli.
Non sottovalutiamo le cose realizzate in questi anni a Padova dall’Assessorato all’Ambiente: un nuovo atteggiamento verso il problema del PM10 con la riconversione di tutti gli impianti di riscaldamento degli immobili di proprietà comunale da gasolio a metano, la conversione a metano o biodiesel della flotta di trasporto pubblico, i primi passi concreti per una politica energetica che mette al centro le rinnovabili e il risparmio energetico contro l´effetto serra, la modernizzazione dell´illuminazione pubblica con conseguente risparmio di emissioni, gli sportelli energia, il funzionamento di Agenda 21. Ci siamo accorti dell´allargamento quantitativo e qualitativo delle aree pedonalizzate o a ZTL, degli investimenti cospicui per le piste ciclabili, e che oggi, seppur poco capiente, c’è finalmente un tram.
Sono tutte buone notizie per l´ambiente della nostra città, ma sono politiche parcellizzate che perciò rischiano di avere una bassa incidenza. Infatti La politica della mobilità, nella sua struttura non è stata scalfita. Nessuno ha avuto il coraggio di mettere le redini al traffico. La via maestra per la riduzione delle emissioni inquinanti è la riduzione strutturale del traffico, in accoppiata al potenziamento del trasporto pubblico. Servono politiche basate sul principio della tariffazione all´ingresso in città dei veicoli privati e sul potenziamento del trasporto pubblico, sul modello del road pricing londinese e dell´ecopass milanese. Serve un´efficace rete di parcheggi scambiatori ai limiti esterni della città serviti da mezzi pubblici frequenti. Di queste politiche si ha paura e si continua ad assecondare l´incremento del traffico privato di merci e persone. Lo si fa anche con grandi investimenti a livello strutturale: si progettano e costruiscono gli autosilos – attrattori di traffico – in centro a ridosso delle mura cinquecentesche. Poi si investe in strade come il viadotto di Padova est, il cavalcavia Sarpi Dalmazia, la bretella per Selvazzano con il GRA, la camionabile sull´idrovia ecc. E’ noto che nuove strade producono nuovo traffico (sindrome di Los Angeles): si saturano in pochi anni e siamo punto e a capo. Opere su cui si investono risorse nazionali, regionali e locali che invece andrebbero investite sui treni pendolari, su nuove tratte ferroviarie, per nuove stazioni (anello metropolitano), per il potenziamento del trasporto pubblico urbano ed extraurbano, per le piattaforme logistiche per il trasporto merci. Solo se si intraprendesse questa nuova politica di investimenti si potrebbe rinunciare alle domeniche ecologiche.
Lucio Passi – Coordinatore Legambiente Padova