Egregio Direttore,
nella convinzione che un confronto aperto non possa che avere benèfici effetti per il nostro Parco, sono sollecitato a sottoporle alcune serie questioni, non prima però di aver richiamato alla sua memoria quella lettera aperta che avevo inviato al futuro direttore quando ancora non si sapeva, o meglio si faceva finta di non sapere, chi fosse. Per dire che in fondo era stato in qualche modo preavvisato!
Lo spunto mi viene dalla attualissima vicenda dell’ascensore sul colle della Rocca. Alcuni documenti in realtà li abbiamo visti solo da poco. Come la sua risposta alla richiesta della Regionedi avere un parere sulla compatibilità del progetto dell’ascensore col Piano Ambientale del Parco. La sua risposta è immediata e telegrafica: “si esprime parere favorevole”.
Ma non sempre la sinteticità è un merito.
Un primo ordine di problemi nasce proprio dalla forma. Se lei si fosse documentato sulle recenti vicende del Parco (come le avevamo consigliato di fare) avrebbe trovato tra l’altro un documento del Difensore Civico Regionale che ricordava al suo predecessore che “la funzione consultiva è regolarmente assolta ove siano completamente esplicitate le ragioni a supporto della valutazione espressa”.
Certo se un suo atto non ci piace possiamo fare ricorsi al TAR, ricorrere a vie giudiziarie, ecc. Ma è possibile una volta tanto privilegiare un franco, diretto confronto “politico”. E allora provo a chiederle: perchè su una questione tanto controversa un parere così stringato, quasi un “signorsì”? Anche a rischio di farsi invalidare il parere.
Ma soprattutto, perché un parere “favorevole”? Pochi giorni prima del suo “signorsì” il responsabile dell’Ufficio Tecnico dell’Ente aveva rilevato, nel suo parere istruttorio, motivandolo dettagliatamente, una netta incompatibilità del progetto dell’ascensore con le prescrizioni contenute nel progetto cave, attuativo del Piano ambientale. Ha sbagliato l’istruttore?
Da lei, cui spetta per legge “la concreta attuazione delle prescrizioni contenute nel Piano Ambientale”, ci si sarebbe dovuto aspettare casomai un esame ancora più attento di tale strumento. E non le sarebbe dovuto quindi sfuggire anche il fatto, non rilevato neanche dall’istruttore, che la stazione di monte dell’ascensore sbuca in area di protezione agroforestale, con il vincolo degli intorni delle emergenze architettoniche.
E il Piano ambientale non dice che negli “intorni” sono esclusi “interventi edilizi e infrastrutturali di nuova costruzione od ampliamento di strutture esistenti”? E’ già passato anche lei tra coloro che sostengono che questa prescrizione è … troppo difficile da interpretare, per cui, nel dubbio, meglio essere permissivi? Come se il Parco prima che per proteggere i beni che gli sono stati affidati fosse stato istituito per facilitare la loro compromissione.
Ecco nonostante tutto personalmente coltivo ancora la speranza che in fondo si tratti di “incidenti” dovuti alla fase di rodaggio, ma sia nelle sue intenzioni tener conto di critiche e suggerimenti per tentar di fermare quella deriva che il Parco sembra aver imboccato con tanta disinvoltura. Attendo fiducioso una rassicurazione.
Gianni Sandon – consigliere Ente Parco Colli