MULTE ZTL
Legambiente: “Basta procrastinare. si destini subito una quota fissa al trasporto pubblico”

Se fossero veri i dati circolati secondo cui ammonterebbero a 7 milionI di euro le mule accumulate per trasgressioni ni ZTL in questi mesi sarebbe semplicemente clamoroso. Si potrebbe iniziare realmente a potenziare il trasporto pubblico locale.
Legambiente chiede ancora una volta di conoscere quante multe vengono staccate per l’entrata senza autorizzazione nella ZTL. Da quando sono entrati in funzione i varchi sono circolate le cifre più varie. E’ bene invece conoscere l’entità delle trasgressioni, sia per capire come reagiscono i cittadini, sia per fondare su dati credibili il dibattito sull’utilizzo degli introiti derivanti dalle infrazioni.  E’ noto, ad esempio, che Legambiente, fedele al principio “chi inquina paga”, da tempo chiede con Assoutenti, Federconsumatori, FILT-CGIL, che una quota del ricavo sia investita per il rilancio del trasporto pubblico per garantire a tutti il diritto alla mobilità. Se, ad, esempio fosse ipotizzabile destinare un milione di euro in più all’anno al trasporto pubblico questo permetterebbe di aumentare le frequenze del transito degli autobus rendendolo più competitivo rispetto agli spostamenti su mezzi privati e innescando un circolo virtuoso. Oggi le linee cosiddette “forti”, che hanno cioè frequenze intorno ai 10’, sono solo tre: l’8 (7 minuti), la 10 e la 22 (10 minuti). Si pensi che con un solo 1 milione di euro in più sarebbe possibile avere 8 linee di forza e le rimanenti 10 con frequenze a 15 minuti.

Ma Legambiente chiede di conoscere altri dati, oltre a quelli sulle multe. Ad esempio non è ancora chiaro quante siano, tra autorizzazioni permanenti di entrata in ZTL (13 mila?) e autorizzazioni provvisorie mediamente rilasciate in un giorno,  il numero di mezzi realmente autorizzato ad entrare in zona blu. E soprattutto se le autorizzazioni siano diminuite o meno a rispetto a quelle rilasciate prima della realizzazione dei varchi video sorvegliati. Giusto per sapere se l’Amministrazione ha provato a sfoltire il numero di deroghe rispetto agli anni scorsi. Per conoscere precisamente come stanno le cose Legambiente, il 13 marzo scorso ha presentato una richiesta d’accesso ai dati amministrativi (a norma delle cosiddette leggi sulla trasparenza, il Decreto Legislativo 39/97 e della Legge n° 108 del 2001), a cui non ha ancora avuto risposta.