Nella guerra dei porti Padova sta a guardare…

Il superporto di Monfalcone e Trieste, progettato da Unicredit e supportato da Maersk, una delle più importanti compagnie internazionali di trasporti marittimi, ha avuto il via libera dal governo in un incontro, tenutosi i primi di maggio a Roma, con i rappresentanti della regione Friuli-Venezia Giulia e del gruppo finanziario. L’infrastruttura godrà di un iter procedurale privilegiato ed otterrà un finanziamento esclusivo da parte dello stato, che sembra sarà negato (come richiesto da Unicredit) agli altri porti concorrenti dell’Adriatico, compresa la piattaforma offshore di Venezia.

Il presidente dell’Autorità Portuale di Venezia Paolo Costa, incurante delle scelte del governo, continua, da parte sua, nell’obiettivo di realizzare in project financing il terminal offshore al largo della Bocca di Malamocco, avvalendosi del supporto finanziario di Banca Intesa. Ha inoltre firmato di recente un accordo di collaborazione con il presidente dell’Interporto di Padova Sergio Giordani, per mettere in atto le possibili sinergie tra i due poli, per quanto riguarda la logistica, i collegamenti, lo smistamento e la lavorazione commerciale delle merci caricate nelle grandi navi porta container.

A parte l’aspetto sconcertante di una assoluta mancanza di strategia di sistema, da parte del governo, per lo sviluppo dei porti dell’alto Adriatico, appare incomprensibile la posizione reticente del comune di Padova nei riguardi del trasporto acqueo, considerando che il completamento dell’idrovia Padova-Mare potrebbe mettere in collegamento l’interporto della città con la rete idroviaria veneto-lombarda e con il sistema dei superporti in programma, trasferendo sui battelli fluviali buona parte del traffico inquinante prodotto dai tir.

Per stanare il comune dall’immobilismo o, peggio, dalla inconfessata scelta di acquiescenza nei confronti della camionabile, forse perché si teme che chiedendone l’abbandono vi siano conseguenze negative per la realizzazione del GRA (il grande raccordo anulare metropolitano), è stata di recente presentata in consiglio comunale una interrogazione da parte del capogruppo di Sinistra per Padova, Marina Mancin.

Nell’interrogazione si prende lo spunto dalla delibera dell’8 novembre 2010 con cui il Consiglio Comunale di Padova ha deliberato all’unanimità la proposta di legge: “Studio di fattibilità e progetto preliminare del completamento dell’idrovia Padova-Venezia ai fini della salvaguardia idraulica del territorio padovano”. Tale proposta è stata di recente ripresa dalla Giunta regionale,  che ha deliberato di finanziare con 200 mila euro lo studio di fattibilità. Nell’interrogazione si chiede che, a fronte dell’atto della Regione, il PAT sia integrato con una norma specifica che preveda l’inserimento nelle mappe relative alla fascia multimodale Padova-Venezia, che è del tutto generica, l’asse riservato all’idrovia, specificando che tale scelta presuppone la non costruzione della camionale in quanto incompatibile con il nuovo dimensionamento dell’idrovia stessa.

A tale interrogazione finora non è stata data formale risposta. La richiesta è chiara e merita una risposta chiara. Uno scolmatore delle acque di piena non è sufficiente per risolvere la questione ambientale di Padova. Mitiga senza dubbio il rischio idraulico, ma lascia inalterato quello sulla qualità dell’aria, che potrà essere ridotto solo con un drastico ridimensionamento del traffico su gomma. L’idrovia, usata non solo come semplice scolmatore ma anche come asse trasportistico, affronta correttamente il problema e, come sopra illustrato, favorisce lo sviluppo sostenibile del territorio. Chiediamo perciò che l’amministrazione comunale confermi quanto deliberato dopo la disastrosa alluvione del 1 novembre 2010 e risponda, con coerenza e per iscritto, all’interrogazione.

Lorenzo Cabrelle – Legambiente Padova