“Miseramente naufragata l’ipotesi di localizzare il nuovo ospedale in via Corrado nelle aree attualmente occupate da AcegasAps e CUS (anche perché, nonostante quanto il sindaco Bitonci ha continuato ad affermare negli incontri con la Regione, il PAT di Padova ne esclude tassativamente l’edificabilità), sarebbe stato opportuno e doveroso procedere con la preliminare definizione di una griglia di criteri di valutazione delle diverse possibili soluzioni alternative avanzate in questi anni, arrivando successivamente ad una scelta condivisa e trasparente nelle motivazioni.” A sostenerlo è Sergio Lironi, Presidente Onorario di Legambiente Padova.
“Una griglia che attribuisse un giusto peso sia ai fattori ambientali (sicurezza idraulica; qualità dell’aria e presenza di fattori inquinanti; presenza di valori agronomici e/o naturalistici; aspetti paesaggistici…) sia ai fattori funzionali (accessibilità urbana e territoriale; adeguatezza dimensionale dell’area e possibilità di espansione; integrazione con le funzioni urbane e potenziale rigenerazione di un più ampio contesto insediativo; disponibilità delle aree; costi di acquisizione, di bonifica e di urbanizzazione; congruenza con le indicazioni strategiche della pianificazione urbana e comprensoriale…).
Invece, a seguito dell’ultimo incontro avvenuto in Regione, scartata a priori ogni altra alternativa, appare quasi certa la scelta delle aree di San Lazzaro. Una scelta che, va riconosciuto, presenta alcune condizioni favorevoli: la facile accessibilità sia con i mezzi del trasporto pubblico (ove fosse realizzata la prevista nuova stazione del Servizio Ferroviario Metropolitano) sia veicolare dal sistema delle tangenziali; la proprietà pubblica di una parte delle aree e la possibilità di futuri ampliamenti; la presenza in area limitrofa di una casa dello studente… Comunque, ammesso e non concesso che questa sia la scelta definitiva che verrà concordata tra i diversi enti, appare quanto mai urgente e necessario aprire una pubblica discussione su altri fondamentali aspetti connessi alla realizzazione del nuovo polo ospedaliero.
Il primo riguarda le relazioni con il contesto urbano, ovvero – nel caso specifico – la concreta possibilità che la nuova cittadella della salute e le infrastrutture connesse, anziché dar vita ad una cattedrale nel deserto, possano divenire l’occasione per un più ampio progetto di riqualificazione di tutto il quadrante nord-est della nostra città. Un progetto che, individuando la stazione SFMR quale potenziale nuova centralità urbana, possa riconnettere i quartieri di Mortise e di San Lazzaro dando vita ad una realtà multifunzionale, integrando gli spazi dell’abitare con quelli dei servizi, della ricerca, dello studio, del lavoro e del tempo libero: un ambiente diversificato, vivibile e sicuro per chi vi abita e per chi lo frequenta, connesso alla rete urbana dei percorsi pedonali e ciclabili, ricco di spazi verdi e protetto con barriere arboree dalle emissioni inquinanti delle infrastrutture stradali che ne delimitano l’ambito.
Non secondaria sarà, da questo punto di vista, la qualità funzionale ed architettonica dello stesso complesso ospedaliero, la cui progettazione non può essere delegata ad una società di project financing (magari al solo fine di evitare il pagamento delle penali richieste). Progetti ed accordi tra enti locali e Regione non possono infine prescindere dalla definizione degli interventi che si dovranno effettuare nelle aree dell’attuale polo ospedaliero, prevedendo la demolizione di parte degli edifici esistenti e la formazione di un parco in grado di valorizzare alcuni fondamentali elementi simbolici della nostra identità urbana, quali la cinta bastionata cinquecentesca, il parco Treves ed il canale di san Massimo.”