Partecipazione monca, fallito il laboratorio Guizza

Nove mesi!! E’ il tempo passato da quando i lavori del laboratorio sono finiti (febbraio 2006) con un documento di sintesi nel quale sono state raccolte le proposte sulle tre tematiche differenti affrontate. In particolare sul tema strada alternativa gli scenari che emergono dai partecipanti sono due, non conciliabili fra loro, ma con un obiettivo comune: evitare che su quella strada si scarichi traffico di attraversamento improprio.
Purtroppo in questi 9 mesi l’amministrazione, in particolare l’assessore Scortegagna che ha avviato e gestito il progetto, non ha chiarito ai partecipanti, al Quartiere e alla città, cosa la Giunta assumeva o meno di quanto elaborato. In questo modo la partecipazione è rimasta monca.
E’ in questo vuoto, in queste mancate conclusioni, che si spiega il fallimento del laboratorio della Guizza in quanto esperimento pilota per modificare la città coinvolgendo in modo diretto sapere e sensibilità dei residenti. Ci sono stati da febbraio ad oggi argomenti di giunta o delibere nelle quali si entrasse nel merito degli scenari proposti, spiegando cosa si faceva proprio, cosa si rifiutava, cosa si accettava solo in parte e perché? A noi non risulta. Se ci fossero stati sarebbe ancor più grave, perché non comunicati a chi nel laboratorio ci ha creduto e partecipato.
Un vero processo di partecipazione si basa su una delega di potere ai cittadini e richiede che l’amministrazione accetti questo gioco. E’ la partecipazione attiva: "diretto coinvolgimento dei cittadini nei processi decisionali visto non solo come un mezzo per raggiungere uno scopo, ma come parte dei fini, con un conferimento di poteri reali alle comunità e gruppi locali" (da La scala di livelli partecipativi, S. R. Arnstein – AIP Journal, 1969).
Il Presidente del Quartiere 4 ha più volte dichiarato, e ribadito via mail in questi giorni: “l’assunzione da parte del Quartiere dei documenti prodotti dal Laboratorio non significa in nessun modo che si debbano realizzare in tutte le loro parti, ma soltanto che si parta da quelli per eventuali considerazioni in fase di progettazione delle opere relative al quartiere, e che gli esiti del laboratorio non possono in nessun modo diventare alternativi ai poteri decisionali riconosciuti ai diversi attori dalla democrazia rappresentativa che regola attualmente la vita democratica italiana”.
Dunque il Laboratorio nelle intenzioni del Consiglio di Quartiere è stato un’occasione di CONSULTAZIONE: "processi finalizzati al miglioramento dei progetti e delle scelte da effettuare, ma che non conferiscono reali poteri alla cittadinanza permanendo la fase decisionale di esclusiva competenza degli amministratori" (S. R. Arnstein – AIP Journal, 1969)
Se ci si muove in questo ambito è doveroso chiarirlo e i decisori finali possono anche essere in disaccordo con quanto emerso dalla comunità. Decisione legittima, che non mancherà di essere giudicata. Ma nulla è peggio di non dire – o fare – nulla di ufficiale e formale. Così si comunica una sola cosa: la partecipazione è stata inutile, è stata PARTECIPAZIONE APPARENTE: "processi che attribuiscono un ruolo del tutto passivo alla cittadinanza, finalizzati esclusivamente a far accettare e ad ottenere il consenso per scelte politiche e progetti già deliberati dall’Amministrazione" (S. R. Arnstein, 1969).
Ad esempio non si è detto nulla di ufficiale circa le richieste emerse dal laboratorio affinché la nuova strada sia solo di quartiere senza un “elevato flusso per il traffico di attraversamento, che dovrà essere indirizzato il più possibile ad utilizzare la tangenziale”(dal documento del laboratorio). Alla richiesta del laboratorio che “oltre ad un tracciato più curvilineo, a restringimenti della carreggiata, a rallentatori, all’opportuna dislocazione aiuole e alberi, è stata segnalata anche la possibilità di introdurre tratti a senso unico, che interrompano la continuità per chi procede lungo la strada alternativa da sud verso nord” si è risposto con un progetto che prevede 4 rotatorie, che non sono provvedimenti di moderazione del traffico visto che in eguale numero sono presenti anche in via Plebiscito. Non si stupisca quindi il Presidente Luciani, l’unico ad aver fatto proprie i risultati con una delibera, ma lasciato solo dall’Amministrazione centrale, se dopo 9 mesi di silenzio, in quartiere torna la mobilitazione contro la strada alternativa con una raccolta firme che guarda caso ribadisce, ancora una volta, tutte le contraddizioni e gli aspetti problematici così come sono stati riportati nel documento finale del laboratorio.
Si smetta infine di dire che quella è una "strada giusta" perché pensata da Piccinato nel 1954. In quel Piano Regolatore Piccinato aveva progettato la nascita di quartieri periferici con una loro identità, autonomia e centri civici, separatati l’uno dall’altro da cunei verdi, in una coerente forma a stella di Padova. In tutto questo aveva previsto una circonvallazione interquartiere che dalla Guizza arrivasse fino a Porta Trento. Da allora ad oggi soli pochi cunei verdi si sono salvati, che oggi la variante perequativa Mariaboni rischia di cancellare definitivamente.
La sfrenata urbanizzazione degli anni 70 ha cancellato il disegno di Piccinato tanto che l’allora assessore Faleschini fece cancellare il progetto di circolare interquartiere. Infatti la maggioranza del percorso era stato nel frattempo edificato. Si optò per l’anello delle tangenziali. Che sia sopravvissuto negli anni un sedime di strada alla Guizza non significa che realizzandolo si rispecchia il pensiero di Piccinato. Anzi.

Andrea Nicolello-Rossi