Sono iniziati presso i quartieri i percorsi di partecipazione per la costruzione, a livello locale, del Piano di Assetto del Territorio.
Il coinvolgimento dei cittadini, nella formazione degli strumenti di pianificazione territoriale ed urbanistica, è espressamente previsto dalla legge urbanistica regionale n. 11 del 2004, che all’art. 5 disciplina la “concertazione e partecipazione”. Tale articolo prescrive che le associazioni economiche e sociali portatrici di interessi diffusi, assieme ai gestori di servizi pubblici e di uso pubblico, siano invitati "a concorrere alla definizione degli obiettivi e delle scelte strategiche individuate dagli strumenti di pianificazione"; come si vede, la legge attribuisce all’istituto della partecipazione un alto ruolo nella formazione del P.A.T.
In precedenza le scelte urbanistiche venivano proposte dagli uffici competenti, o dagli studi professionali incaricati dal comune. I cittadini potevano intervenire nel procedimento, dopo l’adozione del piano, nella fase delle osservazioni e delle opposizioni. Su queste decideva il consiglio comunale, che approvava il piano inviandolo in Regione per l’approvazione definitiva. Ora, invece, i cittadini sono chiamati ad esprimersi, nelle forme associative di rappresentanza, fin dalla fase di formazione dello strumento urbanistico, concorrendo alla definizione degli obiettivi e delle scelte strategiche. In sostanza il piano non potrà essere adottato, pena la sua illegittimità, se non sarà stata attuata la forma partecipativa, la quale non dovrà ridursi a semplice comunicazione o dibattito assembleare di scelte operate altrove, ma dovrà essere uno dei momenti fondanti delle scelte strategiche dello sviluppo della città.
Con riferimento a questo alto obiettivo, lascia perplessi il metodo con cui è stata avviata la partecipazione nei quartieri. Due sono i motivi: la mancanza di scenari alternativi di sviluppo generale della città, su cui incardinare i ragionamenti a livello locale, e la mancanza di linee guida nella metodologia di costruzione del percorso partecipativo.
Per quanto riguarda il primo aspetto, non si capisce come possano essere fatte delle scelte strategiche di sviluppo del quartiere se manca l’idea della città che si vuol costruire. I vari sistemi, ambientale, infrastrutturale, insediativo e dei servizi non possono essere affrontati a livello locale senza che prima sia stato definito il quadro generale in cui questi sistemi si collocano. Le scelte non sono indifferenti se si pensa, ad esempio, ad un modello di città policentrico, in cui le circoscrizioni vanno considerate come delle piccole polis che devono risolvere l’organizzazione del territorio con riferimento alla propria centralità, rispetto ad un modello monocentrico in cui la centralità è una e tutto viene organizzato in funzione di questa, pur garantendo la distribuzione dei servizi nell’intera città.
Per il secondo aspetto, l’aver affidato ad ogni singola circoscrizione il compito di organizzare la partecipazione, senza aver posto alcune linee guida e senza avere stabilito quanto saranno vincolanti le scelte che in quel processo verranno fatte, rischia di far scadere la partecipazione a semplice consultazione o concertazione di obiettivi.
Non resta che confidare, a questo punto, sulla capacità dei gruppi di lavoro a cui è stato affidato il compito di gestire i percorsi partecipativi, affinché siano in grado far nascere dal basso, attraverso le scelte strategiche e gli obiettivi delle circoscrizioni, l’idea della città futura che più corrisponde ai desideri dei cittadini.
Lorenzo Cabrelle