Subito dopo le elezioni amministrative, in varie occasioni d’incontro tra Associazioni e la Presidente del Consiglio Comunale Milvia Borselli, fu proprio quest’ultima a dichiarare che avrebbe posto fine alla pratica di “secretare” le Commissioni consiliari. Le commissioni consiliari sono composte da consiglieri comunali e in alcuni casi anche da esperti della materia, nominati dai partiti, ma spesso largamente indipendenti e con legami con realtà organizzate della società civile.
Questi esperti – chiamati uditori- partecipano alle riunioni delle commissioni e possono intervenire anche se non hanno diritto di voto. Tuttavia i Presidenti delle Commissioni hanno l’autorità di “secretare” le sedute a discrezione, impedendo cioè la partecipazione agli uditori. Una prassi molto frequente, per esempio, nella Commissione urbanistica, sia durante la passata Amministrazione, sia in quella attuale, che ne ha investito della presidenza Sandro Faleschini (SDI).
E così, oggi come ieri, la secretazione scatta soprattutto quando ci sono da trattare questioni particolarmente delicate, o si vuole chiudere le questioni senza troppo dibattito. E’ un modo per impedire ai tecnici, spesso indipendenti o comunque meno legati ai partiti, di mettere bocca ed orecchi.
Le commissioni secretate sono palesemente in contrasto con l’idea della trasparenza amministrativa e ripropongono un atteggiamento borbonico del rapporto tra governanti e società civile. Cosa ha impedito alla Presidente del Consiglio Comunale di rimuovere questo vergognoso retaggio?