Sul numero 116 del 28 giugno u.s. di Ecopolis è comparso l’intervento “Ponterotto e la difesa della speculazione” a firma Maria Luisa Gottardo, che richiede alcune precisazioni.
Sull’area in oggetto, sin dal 1974, con l’approvazione della prima variante generale del piano regolatore redatta dallo stesso arch. Piccinato, era stata prevista la possibilità di edificare, con destinazione in parte a “zona residenziale” di espansione (1,5 m³/m² e altezza massima m 8,50), parte a zona residenziale di complemento (2m³/m² altezza massima m 8,50) , parte a “servizi civici” (negozi, uffici e servizi di quartiere con volumetria non limitata a priori e altezza massima m 10,50), parte infine a verde pubblico di quartiere.
Nell’aprile 1987 veniva approvato un Piano di lottizzazione, convenzionato nel 1988, che è stato parzialmente realizzato per stralci negli anni successivi, con riferimento peraltro quasi esclusivamente agli edifici residenziali, mentre non hanno trovato attuazione i due edifici destinati a “servizi civici” (per un totale di 17.740 m³).
La situazione nel 2004 era la seguente:
1. Parte pubblica
Sala riunione e servizi (ex Fornace) per 3.237 m³ realizzata e ceduta al Comune
2. Parte privata
– 3.992 m³ già realizzati (a servizi civici)
Edificio A – volume a servizi civici concessionato e non costruito m³ 8.618
Edificio B – volume a servizi civici concessionato e non costruito m³ 7.882
– volume residenziale concessionato e non costruito m³ 1.243
totale m³ 9.125
Edificio C – fabbricato esistente da ristrutturare m³ 3.023
Il P.I.R.U. (Piano Integrato di Riqualificazione Urbanistica), adottato dalla Giunta Destro il 23 marzo 2004 e chiuso dalla Giunta attuale il 27 settembre 2004, è intervenuto solo a modificare le previsioni relative ai “servizi civici”, riducendo tali servizi a un solo piano del primo dell’edificio B e destinando il secondo piano di tale edificio e tutto l’edificio A a residenza con una lieve diminuzione (-720 m³) della cubatura complessiva e dell’altezza degli edifici. Lo stesso Piano ha previsto la cessione al Comune di 3 appartamenti e l’obbligo di concedere i 36 alloggi dell’edificio B, acquisito dal R.I.A.B., a canone convenzionato al Comune per un periodo di 15 anni.
La delibera del TAR, annullando il PIRU, non cancella quindi il diritto di edificazione, ma ripristina solo le vecchie destinazioni.
L’Amministrazione non può quindi accettare la censura del TAR, che ritiene che il PIRU abbia concesso nuova edificazione e che non vi sia interesse pubblico. Nessuna nuova edificazione è stata infatti concessa e l’interesse pubblico nasce dall’opportunità di completare un intervento fermo da anni e di ottenere 3 appartamenti ERP; nonché la garanzia di 36 alloggi a canone convenzionato per 15 anni, in un edificio all’uopo acquistato da un ente pubblico (il R.I.A.B.).
Luigi Mariani, assessore all’Urbanistica